Tumore al colon-retto, cosa sapere

PUBBLICATO IL 23 MARZO 2023

Il gastroenterologo risponde alle 10 domande più frequenti sul tumore al colon-retto.

Come si riconosce un tumore al colon-retto e quali sono i suoi primi sintomi? Esistono fattori di rischio? Quali sono le possibilità di cura, le migliori tecniche di screening e le prospettive per i pazienti? Lo abbiamo chiesto al prof. Silvio Danese, direttore dell'Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell'IRCCS Ospedale San Raffaele.

 

1. Quali sono i campanelli d’allarme del tumore al colon-retto?

Esistono alcuni sintomi che non bisogna sottovalutare, classicamente associati al tumore del colon-retto, dovuti alla sua localizzazione a livello gastroenterico: 

  • calo ponderale involontario;
  • anemizzazione e proctorragia o perdita di sangue tra le feci, che può portare il paziente a sentirsi stanco e spossato.

Talvolta, però, la presentazione può invece essere più subdola, come un cambiamento nelle abitudini evacuative che porti stitichezza o diarrea.

In altri casi, i sintomi possono essere talmente sfumati tanto da non essere riconosciuti dal paziente. La sola anemizzazione ne è un esempio: il paziente si accorge tramite gli esami del sangue di avere dei valori alterati, causati dal sanguinamento spontaneo del tumore.
“La buona notizia è che oggi disponiamo di uno strumento formidabile per identificare questi tumori ben prima della comparsa dei sintomi per intervenire tempestivamente, ossia lo screening precoce. Mi piace pensare che in un mondo ideale e non troppo futuro il tumore del colon-retto sarà in gran parte curabile proprio grazie all'identificazione precoce tramite gli appuntamenti con la prevenzione”, sottolinea il prof. Danese.

 

2. Il tumore al colon retto può essere asintomatico?

“Sì, nelle fasi iniziali della malattia, ossia quando il tumore non è ancora avanzato, il tumore può essere anche asintomatico e spesso non dare alcun segno della sua presenza”, precisa il gastroenterologo.

Per questo è fondamentale precisare che i sintomi, di per sé, sono poco affidabili ed è fondamentale soffermarsi sullo screening e sulla prevenzione, ancora prima che questi appaiano. Sfortunatamente, quando il tumore non viene identificato in tempo, ha la possibilità di diffondersi e localizzarsi in altri distretti corporei, mediante metastasi, dando luogo a sintomi differenti.

 

3. Quanto è diffuso questo tipo di tumore?

Il tumore del colon-retto è uno dei principali tumori dei paesi occidentali, tra cui ovviamente l'Italia. Nel 2022 sono state fatte quasi 50.000 nuove diagnosi, tra cui circa 26.000 uomini e 22.000 donne. 

Ad oggi, vivono in Italia oltre mezzo milione di persone che hanno ricevuto in passato una diagnosi di tumore del colon-retto (circa 280 mila uomini e 230 mila donne). 

È innegabile che esista una predisposizione a questo tumore nei paesi occidentali, così come è ormai provato che alcune persone sono più a rischio di altre. 

 

4. Quali sono i fattori di rischio?

I fattori di rischio si possono suddividere in ‘modificabili’ e ‘non modificabili’. 

I fattori di rischio modificabili includono fumo di sigaretta, consumo di alcolici in eccesso, stile di vita sedentario e dieta inadeguata, ricca di carni rosse, carboidrati e lipidi con poco introito di alimenti nobili come la frutta, la verdura e i legumi.
“È su queste abitudini che possiamo agire, smettendo di fumare, limitando gli alcolici, facendo attività fisica e scegliendo un’alimentazione sana”, prosegue l’esperto. 

 

5. Quanto conta la familiarità?

“Tra i fattori di rischio prima citati come ‘non modificabili’ è bene ricordare la familiarità, alcune malattie genetiche (come sindrome di Lynch e poliposi familiare adenomatosa) e le malattie infiammatorie croniche intestinali (Crohn e rettocolite ulcerosa). 

Sebbene queste condizioni siano definite non modificabili, affidarsi a medici esperti ci permette di intervenire precocemente mediante programmi di sorveglianza dedicati che hanno dimostrato ridurre il rischio di cancro del colon-retto”. 

 

6. Diagnosi precoce: esame del sangue occulto o colonscopia?

“La diagnosi precoce è uno strumento fondamentale a nostra disposizione per ridurre la mortalità da tumore del colon-retto, se non il più importante. È proprio grazie allo screening che possiamo asportare gli adenomi prima che diventino tumore, riducendo il numero di malati, ma anche diagnosticarlo prima che diventi sintomatico e quindi negli stadi più precoci. Tutto ciò ci permette di offrire maggiori possibilità terapeutiche, aumentare la sopravvivenza e salvare vite - continua lo specialista -. 

Per la popolazione generale è attivo il servizio di screening che può svolgersi in 2 maniere ugualmente efficaci: 

  • esame del sangue occulto fecale ogni 2 anni, la metodica più diffusa in Italia;
  • sigmoidoscopia/colonscopia

Benché il metodo del sangue occulto sia valido e fondamentale per la prevenzione di questo tipo di patologia, voglio anche precisare che è adeguato per la popolazione generale, ma per le categorie di pazienti maggiormente a rischio di tumore del colon-retto (familiarità, malattie infiammatorie croniche e sindromi ereditarie), lo screening con il sangue occulto è insufficiente”. 

In questi casi è raccomandato entrare in programmi di sorveglianza tramite endoscopia, con frequenza variabile in funzione di molti fattori decisi dallo specialista o dal medico di base. Per questo, è bene affidarsi a centri di riferimento e con grande esperienza. 

 

7. Quali sono le possibilità di cura, in caso di tumore al colon-retto?

“Fino a qualche decennio fa per il tumore del colon-retto le possibilità di terapia erano poche e quelle di cura ancor meno. Oggi stiamo assistendo ad una vera e propria rivoluzione nelle cure di questo tumore con tanti pazienti a cui possiamo offrirle”, dichiara il professore. 

Per i tumori in stadio più precoce (stadio I-III) viene offerta la chirurgia resettiva, generalmente per via laparoscopica (più raramente laparotomica). 

Per i tumori del colon, alla chirurgia segue una chemioterapia per gli stadi II ad alto rischio e gli stadi III. 

Per i tumori del retto localmente avanzati, generalmente si effettua una chemio-radioterapia prima della chirurgia e successivamente una chemioterapia definita adiuvante, cioè che ‘aiuta’ la chirurgia ad eliminare il tumore.
Recentemente questa sequenza è stata innovata dagli studi sulla ‘total neoadjuvant therapy’, un approccio che consiste nello spostare tutta la chemio e radioterapia prima dell’intervento chirurgico per evitare di dover fare chemioterapia dopo l’intervento. 

Infine, per i tumori in stadio più avanzato esistono molti farmaci cosiddetti ‘immunoterapici’ che riaccendono le nostre difese immunitarie per combattere il tumore con studi clinici e risultati sorprendenti. Ma non solo. C’è una ricchezza di farmaci che dimostra che la scienza dell’ultimo decennio ci ha regalato un armamentario veramente ampio. 

Tutte le terapie possono essere usate in combinazione con le tradizionali chemioterapie per poter ulteriormente potenziare le nostre opzioni terapeutiche. 

“Infine, voglio sottolineare una peculiarità dei tumori del colon-retto poco conosciuta, ma davvero importante. I tumori cosiddetti ‘T1’, ossia lo stadio più precoce che esista, possono essere trattati per via endoscopica ed essere tolti senza dover fare incisioni sulla pancia. Sono operazioni delicate che in mani esperte possono permetterci di intervenire in modo radicale su un tumore, passando tramite orifizi naturali.
Il vantaggio di questo approccio ovviamente è evitare un intervento di chirurgia maggiore con il rischio di stomia, con tempi di ricovero più lunghi e con rischi anestesiologici maggiori. Ovviamente tecniche di questo tipo devono essere riservate a centri esperti, come quello dell’Ospedale San Raffaele”, sottolinea il gastroenterologo.



8. Quali sono le prospettive di sopravvivenza per i pazienti?

“Vorrei cominciare sottolineando che la sopravvivenza a 5 anni negli ultimi anni sta aumentando oltre le nostre più rosee aspettative”. Il progresso e la ricerca hanno aggiunto tanti nuovi strumenti nell'armamentario degli oncologi, tra cui l’immunoterapia (oggi una realtà quotidiana), le terapie target, nonché alcuni nuovi protocolli di somministrazione, come la recentemente introdotta ‘total neoadjuvant therapy’, per quanto riguarda i tumori del retto. 

Sono stati pubblicati da poco i ‘Numeri del cancro in Italia’ per l’anno 2022. Dai dati italiani si dimostra che la sopravvivenza complessiva a 5 anni è del 65% per gli uomini e del 66% per le donne. Tuttavia, il primo anno è quello dove si gioca gran parte della partita. Per i pazienti che hanno superato il primo anno dalla diagnosi, la sopravvivenza per i successivi 4 anni raggiunge il 77% per gli uomini e il 79% per le donne. 

Chiaramente uno dei fattori determinanti la sopravvivenza è proprio lo stadio di malattia alla diagnosi, dal momento che negli stadi più precoci la sopravvivenza si aggira sul 90% per il tumore del colon e del retto. Quando la malattia è estesa ai linfonodi, la sopravvivenza media è del 72-73%. Purtroppo, le probabilità di cura si riducono drasticamente quando la malattia è metastatica, poiché in questo caso la sopravvivenza a 5 anni è inferiore al 20%. 

“Tuttavia, mi preme sottolineare che questi numeri sono stimati e derivano da casi spesso diversi tra loro”. 

 

9. Rischio di metastasi: dove possono diffondersi?

Circa il 20-25% dei tumori del colon-retto è metastatico alla diagnosi e, purtroppo, può capitare che pazienti le sviluppino anche a distanza di anni. 

Il sito che è maggiormente colpito dalle metastasi è il fegato, seguito dai polmoni, il peritoneo, le ovaie, i surreni, le ossa e il sistema nervoso centrale

I fattori di rischio principali per il loro lo sviluppo sono essenzialmente istologici. Generalmente parlando, i tumori in stadio II ‘ad alto rischio’ e i tumori in stadio III sono quelli con il rischio maggiore di sviluppare metastasi a distanza. 

In base a questa considerazione, questi pazienti generalmente ricevono una chemioterapia adiuvante, ma sono numerosi i dettagli che vengono presi in considerazione. Molti studi hanno cercato di individuare altri fattori di rischio (non istologici) correlati al rischio di sviluppare metastasi, ma per ora non sono emersi chiari indiziati. 

 

10. Qual è il messaggio che vuole dare ai pazienti e ai loro famigliari?

“Il tumore del colon-retto è una malattia potenzialmente mortale se la si lascia libera di progredire, ma, se riusciamo a prenderlo negli stadi più precoci, esiste la possibilità concreta di renderlo quasi del tutto guaribile. 

Qui vorrei tornare sulla mia riflessione iniziale: lo screening è un alleato impareggiabile, perché può prevenire la diagnosi del tumore, può diagnosticare un tumore negli stadi più precoci e, pertanto, evitare la morte. 

Siamo sicuramente di fronte ad una malattia che spaventa, ma se riusciamo a prenderlo per tempo, allora disporremo di maggiori probabilità di cura. È fondamentale partecipare ai programmi di screening, solo così potremo salvare tante vite”, conclude il professore.

Cura e Prevenzione Cancer Center