Enfisema polmonare: che cos’è e come si cura. Il ruolo del fumo e l’importanza di smettere.

PUBBLICATO IL 27 GIUGNO 2022

L’enfisema polmonare è una delle patologie causate dal fumo di sigaretta (ma non solo), che comporta delle difficoltà respiratorie. Approfondiamo con l’esperto.

Dai dati presentati durante la Giornata Mondiale Senza Tabacco, l’occasione a cadenza annuale dedicata alla sensibilizzazione sull’importanza di smettere di fumare, emerge che nel 2022 quasi 1 italiano su 4 (il 24,2% della popolazione) è un fumatore: una percentuale in rialzo di 2 punti percentuali rispetto alla pre-pandemia che non era stata mai più registrata dal 2006.

Il fumo, com’è ormai ben noto, è un importante (se non il principale), fattore di rischio per lo sviluppo di molte patologie (come, per esempio, i tumori). Tra queste anche l’enfisema polmonare. Si stima che interessi circa 210 milioni di persone al mondo e che possa causare, ogni anno, la morte di 3 milioni di individui. 

In passato, l’enfisema era più diffuso tra gli uomini, grandi fumatori. Negli ultimi anni invece lo scenario è cambiato: anche le donne fumatrici, oggi numericamente più consistenti rispetto a un tempo, sono colpite da enfisema polmonare e contestualmente, molto più spesso degli uomini, anche da broncopatia cronica ostruttiva, una patologia correlata all’enfisema, come vedremo nel seguito.

Intervenire precocemente, soprattutto per prevenire il declino della funzionalità polmonare, non solo è possibile, ma è necessario. Capiamo come approfondendo questa patologia, indagando le cause, la sintomatologia e come si diagnostica e si tratta, grazie al nostro esperto, il dottor George Cremona, Responsabile del Servizio di Pneumologia e Fisiopatologia Respiratoria dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.

 

Cos’è l’enfisema polmonare e i diversi tipi

L’enfisema polmonare è una patologia a carico degli alveoli polmonari: il tessuto da cui sono composti si deteriora con una riduzione della loro capacità di scambiare ossigeno e anidride carbonica con il sangue. 

“Il tessuto alveolare viene distrutto riducendo fortemente la superficie utile per gli scambi gassosi: una volta distrutti, i 7 alveolari non possono più tornare come prima, sono irrimediabilmente danneggiati”, spiega il dottore.

Dal punto di vista morfologico, si classificano diversi tipi di enfisema: 

  • enfisema polmonare centrolobulare (o centroacinoso), la forma più comune nei fumatori; 
  • enfisema polmonare panlobulare (o panacinoso);
  • enfisema polmonare parasettale;
  • enfisema polmonare irregolare

 

Quali sono le cause

Le cause possono essere molteplici, ma, in occidente, il tabagismo (consumo di tabacco) rappresenta la causa principale (90% dei casi). Tra le cause quindi si annoverano:

  • fumo di sigaretta, anche passivo;
  • inalazione di sostanze tossiche;
  • essere figli di madri fumatrici in gravidanza;
  • inquinamento atmosferico;
  • infezioni respiratorie ricorrenti;
  • prematurità e basso peso alla nascita;
  • deficit da Alfa 1-antitripsina

Il fumo di sigaretta e le infiammazioni respiratorie

“L’inalazione di vapori tossici, come quelli presenti nel fumo di sigaretta, danneggia le cellule e promuove uno stato infiammatorio. Questo comporta l’eliminazione delle cellule danneggiate e, contestualmente, l’inibizione dei meccanismi naturali di riparazione, portando allo sviluppo dell’enfisema

I polmoni perdono elasticità, gli alveoli si rompono, creando grossi spazi d’aria che riducono la superficie necessaria all’organismo per lo scambio tra ossigeno e anidride carbonica”, spiega lo specialista. 

Questo processo, associato all’inalazione cronica di sostanze nocive, come il fumo di sigaretta appunto, spesso avviene insieme ad uno stato di infiammazione cronica delle vie aeree, chiamata bronchite cronica, portando ad una patologia complessa nota come broncopatia cronica ostruttiva.

“Non dimentichiamo che anche le continue infezioni delle basse vie aeree creano un’infiammazione e, aumentando la secrezione di muco, possono contribuire al decorso della malattia”, chiarisce lo specialista. 

 

I sintomi

“Uno dei primi sintomi dell’enfisema polmonare è certamente il respiro affannoso (o dispnea), che peggiora progressivamente: all’inizio compare quando si fa uno sforzo fisico intenso, poi quando si svolgono compiti quotidiani come, ad esempio, salire le scale e, infine, anche a riposo. Inoltre, la progressiva distruzione degli alveoli e dei capillari polmonari, nonché la mancanza di ossigeno, possono portare all’aumento della pressione arteriosa polmonare che può comportare scompenso cardiaco destro (si parla di ‘cuore polmonare’). 

Infine, i pazienti con enfisema hanno una probabilità più alta di andare incontro a pneumotorace, ovvero la formazione di una breccia nel tessuto polmonare che porta ad un collasso del polmone”.

Oltre a dispnea e scompenso cardiaco, possono comparire:

  • tosse secca e con espettorazione cronica;
  • affaticamento;
  • problemi cardiaci;
  • febbre;
  • cianosi in corrispondenza di labbra e unghie.

 

Come si effettua la diagnosi: gli esami da fare

L’enfisema solitamente colpisce fumatori intorno ai 50 anni e si presenta in modo subdolo con una mancanza di respiro durante lo sforzo fisico che spesso viene attribuito dal paziente all’età oppure alla sedentarietà. 

“Purtroppo, spesso il paziente si reca dal suo medico solo dopo un episodio di bronchite dopo la quale non riesce a respirare come prima, ma, a quel punto, la malattia è già piuttosto avanzata. Per questo motivo, è molto importante che i Medici di Medicina Generale siano proattivi nel cercare la malattia nei loro pazienti fumatori sopra i 40 anni indagando se hanno spesso la tosse o se abbiano notato una mancanza di fiato durante le attività fisiche”, chiarisce l’esperto. 

Tosse costante e mancanza di fiato: i primi segnali a cui fare attenzione

È molto importante quindi che un paziente che fuma si rivolga al suo medico se ha: 

  • tosse quasi tutti i giorni per almeno 3 mesi all’anno per 2 anni consecutivi 
  • mancanza di fiato per le attività fisiche che un anno prima non gli davano alcun disturbo.

Il medico di famiglia saprà raccogliere una corretta anamnesi ed esame obiettivo e poi organizzare gli esami appropriati eventualmente appoggiandosi ad uno specialista pneumologo per stabilire la terapia migliore e 

la prevenzione delle complicanze. 

La spirometria

L’esame più importante per la diagnosi della broncopatia cronica ostruttiva è la spirometria che mostrerà un quadro di ostruzione al flusso espiratorio. Si tratta di un esame semplice, non invasivo, poco costoso, facile da eseguire ed interpretare. 

Il soggetto dovrà semplicemente soffiare forte dentro uno strumento che misura il flusso di aria partendo da un’inspirazione profonda. Normalmente una persona sana dovrebbe riuscire a svuotare fra il 70-80% di tutta l’aria che riesce a espellere nel primo secondo della manovra. 

I pazienti con un’ostruzione delle vie aeree oppure con una perdita di elasticità polmonare, come avviene nell’enfisema, ci mettono molto di più. Questa ostruzione tipicamente risponde poco o per niente alla somministrazione di un farmaco broncodilatatore. 

Ulteriori prove funzionali

Una volta individuato il quadro, la conferma dell’enfisema potrebbe essere fatto attraverso l’esecuzione di altre prove funzionali, come la spirometria globale e la diffusione alveolo-capillare che valutano sia l’iperinflazione polmonare sia la perdita di efficienza degli scambi gassosi tipici dell’enfisema. Anche la tomografia computerizzata del polmone può mostrare le aree di distruzione alveolare molto precocemente. 

Per i casi più gravi, la misurazione della pulsossimetria darà informazioni sull’ossigenazione del sangue ed eventualmente l’emogasanalisi arteriosa, il prelievo del sangue dal polso), sarà utile per verificare il corretto scambio gassoso all’interno degli alveoli, il livello di ossigeno nel sangue e predire la corretta funzionalità polmonare.


 

Come curare l’enfisema polmonare 

Non esistono cure specifiche che consentano di recuperare la funzionalità respiratoria perduta, l’unico elemento che può cambiare la storia naturale dell’enfisema è quello di smettere di fumare. 

“Smettere di fumare modifica il declino accelerato della funzione polmonare rallentando il decorso progressivo della malattia. Purtroppo, abolire l’abitudine al tabagismo non è facile, ma oggi disponiamo di centri antifumo che possono sia aiutare contro la dipendenza dalla nicotina sia dare supporto psicologico per contrastare la dipendenza psicologica. Tale approccio combinato ha significativamente migliorato il successo nella disassuefazione dal fumo nelle persone motivate”, conferma lo pneumologo 

Oltre alla disassuefazione dal tabagismo, si deve incoraggiare il paziente ad adottare uno stile di vita salutare, mantenendo un’attività fisica regolare e proteggendosi dalle infezioni con la vaccinazione antinfluenzale ed antipneumococcica.

La terapia farmacologica

“Altre terapie di cui disponiamo sono dei broncodilatatori che servono per ridurre la limitazione del flusso espiratorio riducendo l’iperinflazione polmonare e migliorando la mancanza di respiro. 

Si utilizzano anche degli antinfiammatori che, in alcuni pazienti, possono ridurre l’ostruzione bronchiale e prevenire le riacutizzazioni bronchitiche e quindi preservare la funzione polmonare. Questi farmaci sono in grado di alleviare la sintomatologia e migliorare così anche la qualità di vita dei pazienti. 

Gli antibiotici sono invece indicati solo in occasione di riacutizzazioni della bronchite cronica oppure per la polmonite da pneumococco”, spiega il dottore. 

Altre terapie

Per i pazienti con forme gravi che portano all’insufficienza respiratoria è indicato l’utilizzo di ossigeno supplementare per almeno 18 ore al giorno che aiuta a prevenire il ‘cuore polmonare’ (scompenso cardiaco destro). 

Invece, per tutti i pazienti in cui la mancanza di fiato interferisce con la loro vita quotidiana, è indicata la riabilitazione respiratoria. Quest’ultima consiste in un programma multidisciplinare mirato a migliorare la tolleranza allo sforzo con interventi fisioterapici volti a rafforzare la muscolatura degli arti e respiratoria, oltre a fornire un supporto educazionale e nutrizionale per aiutare i pazienti a gestire la loro disabilità cronica.

 

Eventuali complicanze

Le complicanze più frequenti sono le riacutizzazioni, definite come degli episodi di peggioramento della mancanza di respiro e della tosse che a volte sono sufficientemente gravi da mettere in pericolo la vita del paziente. Questi episodi possono danneggiare ulteriormente la funzione polmonare portando ad uno stadio di gravità maggiore. 

Le cause delle riacutizzazioni spesso sono infezioni virali, a volte batteriche o polmoniti. Talvolta, possono anche complicarsi con infarti oppure episodi di scompenso cardiaco.

“È quindi necessario uno sforzo maggiore nel cercare i pazienti affetti da questa malattia nella fase più precoce possibile, avviando immediatamente la prevenzione secondaria della disassuefazione dal fumo, iniziando le terapie farmacologiche appropriate e gli interventi mirati a modificare lo stile di vita dei pazienti, in modo da poter contrastare l’evoluzione della malattia sin dal suo esordio”, conclude infine il dottor Cremona. 

Cura e Prevenzione