Il Disturbo Borderline di Personalità al San Raffaele si cura con i GET

PUBBLICATO IL 27 MAGGIO 2021

Il Disturbo Borderline di Personalità è in aumento tra i giovani. Lo psichiatra spiega quali sono i sintomi di questa malattia e i percorsi di cura costruiti al San Raffaele. 

Maggio è il mese dedicato alla cultura del Disturbo Borderline di Personalità (DBP), il cui scopo è quello di sensibilizzare la popolazione promuovendo la comprensione di questa complessa patologia.

Ma che cosa significa avere il Disturbo Borderline di Personalità? E quali sono i percorsi costruiti al San Raffaele per la cura di questi pazienti? Ce ne parla il dottor Raffaele Visintini, psichiatra responsabile del MAC (Macro Ambulatorio Complesso) per i disturbi di Personalità dell’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro, e responsabile scientifico per il San Raffaele del progetto Europeo Young Inclusion, dedicato al reinserimento dei pazienti in ambito scolastico, sociale e lavorativo.

 

Che cos’è il Disturbo Borderline di Personalità

Il Disturbo Borderline di Personalità (DBP) è una malattia di natura psicologica e psichiatrica che coinvolge aspetti emotivi, cognitivi e relazionali dell’individuo con un importante impatto sulla qualità della vita.

L’esordio avviene generalmente in età adolescenziale e pre-adolescenziale e colpisce prevalentemente il genere femminile. 

Attualmente, la prevalenza (cioè il rapporto tra il numero dei malati e il numero totale degli individui in un periodo di tempo definito) è in continuo aumento in adolescenti e giovani adulti.

 

Come si riconosce il Disturbo Borderline

“Chi  soffre di disturbo borderline è travolto da:

 

  •  percezione amplificata delle proprie emozioni, che non riesce a controllare o a gestire;
  •  instabilità nei comportamenti e nelle relazioni. 

 

I pazienti tendono così ad abbandonare il percorso scolastico e lavorativo e le interazioni sociali” spiega il dottor Visintini. 

 

I tratti tipici di questa malattia sono infatti:
 

  • isolamento e ritiro sociale;
  • fragilità emotiva;
  • pessimismo;
  • sintomi depressivi;
  • stati ansiosi.

 

Tali tratti culminano in crisi di disregolazione emotiva e intensa ideazione suicidaria, e portano i ragazzi a mettere in atto condotte pericolose per tollerare l’angoscia e l’ansia esistenziale da cui si sentono travolti.

“Molti dei ragazzi che giungono alla nostra osservazione fanno abuso di alcol e/o sostanze stupefacenti, soffrono di disturbi del comportamento alimentare, praticano autolesionismo e arrivano a compiere tentativi di suicidio” chiarisce il dottor Visintini.

 

L’esperienza del San Raffaele per la cura: i Gruppi Esperienziali Terapeutici  

Per la cura di questo disturbo, all’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro, grazie all’esperienza del team guidato dal dottor Raffaele Visintini, è stato messo a punto un trattamento psicoterapico specifico, il primo in Italia elaborato per questo tipo di pazienti.

Si tratta dei Gruppi Esperienziali Terapeutici (GET), una psicoterapia che ha l’obiettivo di promuovere le capacità cognitive del paziente, facilitando la maturazione del sé e la regolazione delle emozioni. 

“Il percorso è organizzato in 4 gruppi settimanali omogenei, formati da massimo 8 persone (oltre al facilitatore), e focalizzati su tematiche specifiche e caratteristiche del Disturbo Borderline. 

Le dinamiche del trattamento prevedono sedute di gruppo e individuali, integrando l’approccio cognitivo, dinamico e farmacologico” spiega il dottore.

 

Che cos’è il progetto Young Inclusion

La condivisione dei Gruppi Esperienziali Terapeutici (GET) è parte integrante di Young Inclusion, progetto sostenuto dal programma ‘Interreg Italia-Svizzera’, sorto allo scopo di recuperare e prevenire situazioni di grave marginalizzazione di giovani, re-includendoli socialmente attraverso la costruzione e il consolidamento di community care

 

Destinatari del progetto sono:

  • soggetti con gravi disabilità;
  • donne vittime di violenza;
  • ragazzi con Disturbo di Personalità Borderline.

Punto d’arrivo del percorso è l’inclusione, ovvero favorire il reinserimento dei pazienti in ambito famigliare, educativo-scolastico, sociale e lavorativo e potenziare gli interessi specifici esterni alla comunità.

Cura e Prevenzione