Giornata mondiale dell’ictus: l’importanza del tempo
PUBBLICATO IL 29 OTTOBRE 2020
Le disablità da ictus ischemico affliggono quasi un milione di persone in Italia. Il fattore tempo è fondamentale per limitare i danni: ecco come riconoscerlo, identifcare i fattori di rischio, curarlo.
L’ictus ischemico rappresenta la prima causa di disabilità nell’adulto e la seconda causa di morte nel mondo. In Italia, la situazione epidemiologica si allinea a questo quadro con quasi un milione di persone che convivono con una disabilità dovuta ad ictus ischemico.
Numeri significativi quelli di questa patologia, che colpisce per il 75% dei soggetti le persone con più di 65 anni di età, e destinati a crescere a causa del costante invecchiamento della popolazione.
Gli obiettivi prioritari rimangono quelli di imparare a riconoscere i campanelli d’allarme della malattia, per garantire un intervento tempestivo, e di agire sui fattori di rischio per prevenire l’insorgenza di questa patologia.
Che cos’è l’ictus ischemico
L’ictus ischemico è provocato dal mancato apporto di sangue in un’area cerebrale, causato a sua volta dall’ostruzione di un’arteria che porta il sangue a quella parte del cervello.
I sintomi da monitorare
L’ictus ischemico insorge improvvisamente e i sintomi possono includere:
- debolezza a un braccio e/o a una gamba
- paralisi o sensazione anomala/assente da un lato del corpo
- difficoltà a parlare
- asimmetria del volto
- difficoltà nella vista
- vertigini e perdita di equilibrio/coordinazione
- stato confusionale.
Cosa fare in caso di ictus o di sospetto ictus
Riconosciuti i campanelli d’allarme, è di fondamentale importanza intervenire tempestivamente e rivolgersi subito al numero d’emergenza.
Quando i sintomi sono stati riconosciuti non è opportuno assumere un atteggiamento di attesa, soprattutto perché l’efficacia delle terapie è tempo-dipendente: prima si interviene, maggiore è la possibilità di successo.
I fattori di rischio e la prevenzione
Se il tempo è l’elemento essenziale nella fase acuta, lo è anche nella fase preventiva. Giocare d’anticipo non solo è possibile ma necessario.
Fino al 90% degli ictus potrebbe essere prevenuto focalizzandosi sui singoli fattori di rischio:
- elevata pressione arteriosa
- fibrillazione atriale
- ipercolesterolemia
- iperglicemia
- fumo di sigaretta
- eccessivo consumo di alcol
- scarso o assente esercizio fisico
- sovrappeso
- storia familiare di ictus.
Per delineare una corretta strategia preventiva è consigliato anzitutto valutare assieme al neurologo il proprio livello di rischio al fine di implementare le migliori misure di prevenzione.
Ad integrazione della valutazione del singolo paziente con lo specialista, è sempre opportuno ricordare che i dati scientifici a disposizione dimostrano che è possibile mantenere livelli adeguati di colesterolemia, glicemia e pressione arteriosa adottando uno stile di vita sano.
La Stroke Unit dell’Ospedale San Raffaele
All’interno dell’Unità di Neurologia, diretta dal professor Massimo Filippi, è la Stroke Unit ad essere specializzata nella cura dei pazienti con malattie cerebrovascolari in fase acuta, tra cui l’ictus ischemico.
La Stroke Unit, che accoglie circa 500 pazienti all’anno, è composta da un team multidisciplinare che include neurologi vascolari, personale infermieristico specializzato e diverse figure professionali di supporto.
Per una presa in carico globale del paziente, l’obiettivo del team è:
- garantire le migliori cure oggi disponibili;
- il monitoraggio e l’individuazione della causa d’insorgenza della patologia allo scopo di impostare la terapia preventiva secondaria;
- prevenire le complicanze e individuare i percorsi riabilitativi più adeguati.