Cos’è il West Nile Virus e quali sono i sintomi dell’infezione
PUBBLICATO IL 12 AGOSTO 2022
In Italia, i primi casi autoctoni di infezione da West Nile Virus (WNV) nell’uomo risalgono al 2008. Da allora il virus è diventato endemico nel nostro Paese, con picco stagionale (estate-inizio autunno) e numero di casi variabile negli anni (2018 e 2022 i più colpiti ad oggi).
Le regioni più interessate sono Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Lombardia, Lazio e Campania. L’infezione, che viene trasmessa all’uomo dalla puntura di zanzare infette, nella maggior parte dei casi non dà sintomi, ma in persone anziane e/o immunocompromesse può dare origine a malattia grave.
Cos’è l’infezione da West Nile Virus
Come descritto dall’ISS la febbre West Nile è una malattia provocata dal virus West Nile (West Nile Virus, Wnv), un virus della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda. Il virus è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America.
I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente del genere Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. La trasmissione della malattia, infatti, non avviene da persona a persona, ma nella quasi totalità dei casi attraverso le punture di zanzare infette.
I sintomi
“La maggior parte delle persone infettate non ha sintomi. Possono comparire in alcuni casi e per qualche giorno:
- mal di testa;
- febbricola;
- nausea;
- vomito;
- linfonodi ingrossati.
Tutti sintomi si risolvono spontaneamente”, spiega la professoressa Antonella Castagna, primario di Malattie Infettive dell’IRCCS Ospedale San Raffaele .
I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette e comprendono:
- febbre alta;
- forti mal di testa;
- debolezza muscolare;
- disorientamento;
- tremori;
- disturbi alla vista;
- torpore, convulsioni;
- paralisi;
- coma.
Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale.
La diagnosi
E’ importante considerare la possibilità di una diagnosi di West Nile in tutte le persone che, in particolare in estate e nelle aree endemiche, sviluppano febbre elevata e disturbi neurologici acuti, simili a quelli di una meningite o encefalite. Il sospetto diagnostico può essere confermato mediante la ricerca di anticorpi di Classe IgM nel siero o nel liquor cerebrospinale e la ricerca mediante PCR dell’RNA virale.
“Non esistono né vaccini né antivirali specifici per il trattamento del West Nile virus pertanto la prevenzione volta a ridurre il rischio di punture è l’arma più efficace che abbiamo” spiega la professoressa Castagna che al San Raffaele coordina anche un ambulatorio di Medicina Tropicale dei Viaggi e delle Migrazioni.
Raccomandazioni per ridurre il rischio di punture
Ecco alcune raccomandazioni per ridurre il rischio di punture:
- prediligere indumenti con maniche lunghe, pantaloni lunghi, meglio se di colore chiaro e calzature alte;
- utilizzare repellenti anti-zanzare (DEET, icaridina, citrodiol) alle concentrazioni raccomandate e con applicazioni ripetute in base alla durata della loro efficacia protettiva;
- bonificare gli ambienti infestati da zanzare con insetticidi (piretroidi);
- per gli ambienti esterni, ricorrere a spirali fumigene (zampironi), utilizzabili anche in ambienti interni, se accese prima di soggiornarvi.
*(news aggiornata il 7 agosto 2025)