Coronavirus: che cos’è e come ridurre il rischio di contagio
PUBBLICATO IL 31 GENNAIO 2020
Un nuovo coronavirus ha fatto scattare l’emergenza globale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Vediamo di cosa si tratta e quali precauzioni adottare.
La situazione dell’epidemia internazionale di Coronavirus è in continuo divenire. Ancora poco si conosce sulla natura del nuovo virus, sui sintomi e sulle modalità di trasmissione, e per questo risulta difficile farne un quadro esaustivo.
Le autorità sanitarie internazionali stanno prendendo le dovute precauzioni per cercare di arginare la trasmissione del Coronavirus ed evitare il rischio di pandemia. Ad oggi sono oltre 20500 gli infetti e si contano più di 400 morti.
Facciamo il punto della situazione e di quali sono i modi per ridurre il rischio di contagio.
Cos’è il coronavirus
I coronavirus fanno parte di una famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal semplice raffreddore a infezioni più aggressive, come la Sindrome Respiratoria del Medio Oriente (MERS) e la Sindrome Respiratoria Acuta Grave (SARS), responsabile di un’epidemia che fece spaventare tutto il mondo nel 2003.
“La sequenza virale di 2019-nCoV, il nuovo coronavirus, è simile per oltre il 76% al DNA del virus della SARS, che infettò oltre 8 mila persone nel 2003 con una mortalità del 10%” spiega la dottoressa Elisa Vicenzi, responsabile del laboratorio di Patogeni virali e biosicurezza dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.
Il tasso di mortalità di 2019-nCoV è invece contenuto, per il momento, intorno al 3%. Se si verificasse un’impennata della mortalità, dovremmo ipotizzare mutazioni del virus che ne aumentano la patogenicità.
“Quello che possiamo augurarci è che durante la replicazione del coronavirus 2019 si verifichi la comparsa di mutazioni chiamate di attenuazione, ovvero che riducono la replicazione e la aggressività del virus, come accaduto nel caso SARS.
Questo, per contro, rende più difficile riconoscere gli infetti e favorisce la diffusione del virus” commenta la dottoressa Vicenzi.
I sintomi dell’infezione
Il coronavirus 2019 inizialmente causa sintomi simili a un’influenza, che comprendono:
- raffreddore
- febbre
- tosse secca
- mal di gola
- difficoltà respiratorie
- congiuntivite (in alcuni casi).
In alcuni casi, però, la malattia progredisce e dalle prime via aeree raggiunge le strutture più interne dei polmoni, infiammandole e causando polmoniti anche molto gravi.
Nel caso di casi sospetti, le strutture sanitarie dispongono di test diagnostici adeguati, come il tampone faringeo, subito disponibili. Per la Lombardia è già stata messa a punto una task force per riconoscere e affrontare possibili casi di coronavirus, con 3 laboratori dove trasmettere i campioni da analizzare e 17 reparti di Malattie infettive di riferimento per la presa in carico di eventuali pazienti. Tra queste, l’Unità Operativa di Malattie Infettive di San Raffaele Turro.
Come si trasmette il virus
L’aspetto più complicato da gestire riguarda però la contagiosità del virus, e quindi il suo contenimento.
Il virus si trasmette attraverso:
- la saliva, con tosse e starnuti;
- per contatto delle mani che hanno toccato superfici contaminate dal virus con le mucose (occhi, naso, bocca).
Come ridurre i rischi del contagio
Poiché non c’è un vaccino e ancora poco si conosce sul nuovo virus, l’epidemia può essere arginata solo attraverso l’identificazione e l’isolamento dei casi sospetti.
Se nelle due settimane successive al ritorno da un viaggio nelle zone a rischio si dovessero presentare sintomi respiratori, il Ministero della Salute raccomanda di chiamare il numero 1500 e adottare misure per minimizzare il contagio:
- indossare una mascherina chirurgica se si è in contatto con altre persone
- utilizzare fazzoletti usa e getta per tossire o starnutire
- lavarsi spesso le mani.
Le cause dell’emergere di nuove pandemie
Da sempre i virus circolano in tutto il mondo. Un tempo, però, le malattie arrivavano per mare, oggi invece in aereo, e questo fa sì che si diffondano molto più velocemente.
Ecco perché, per evitare il rischio di passare da un’epidemia localizzata e una vera e propria pandemia, le autorità internazionali hanno stabilito severe procedure di controllo in tutti i maggiori aeroporti, soprattutto per i viaggiatori provenienti dalle zone a rischio.
Al di là della rapidità dei trasporti, l’aumento del rischio di nuove pandemie di origine animale deriva dal crescente impatto ambientale della nostra specie: invadiamo le foreste tropicali altri habitat che contengono moltissime specie animali e con esse molti virus ancora sconosciuti.
Disboschiamo e cacciamo gli animali, spesso per spedirli vivi in mercati della carne dove convivono specie diverse a stretto contatto.
Tutti comportamenti che aumentano la probabilità di un salto di specie di nuovi virus.