Arresto cardiaco: come riconoscerlo e cosa fare

Arresto cardiaco: come riconoscerlo e cosa fare

PUBBLICATO IL 28 OTTOBRE 2025

Arresto cardiaco: come riconoscerlo e cosa fare

PUBBLICATO IL 28 OTTOBRE 2025

Consulta l'Unità di Terapia Intensiva Cardio-Toraco-Vascolare di Ospedale San Raffaele

L’arresto cardiaco è l’emergenza medica più grave in assoluto in cui il cuore smette improvvisamente di battere in modo efficace, interrompendo il flusso di sangue al cervello e agli organi vitali. 

Senza un intervento immediato, può portare alla morte in pochi minuti. Riconoscerlo e agire tempestivamente può salvare una vita. Ogni minuto senza intervento riduce le probabilità di sopravvivenza di circa il 10%. In attesa dei soccorsi, iniziare subito la rianimazione cardiopolmonare (RCP) e utilizzare un defibrillatore automatico esterno (DAE) può duplicare o triplicare le possibilità di sopravvivenza. La tempestività dei soccorsi è quindi il fattore più determinante per salvare una persona in arresto cardiaco.

Come riconoscerlo e, soprattutto, come agire nel dettaglio? Ce ne parla il dott. Tommaso Scquizzato, medico presso l’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Cardio-Toraco-Vascolare, e la dott.ssa Anna Mara Scandroglio, responsabile dell'Area Unica di Terapia Intensiva Cardiologica e Cardio-Toraco-Vascolare, diretta dal prof. Alberto Zangrillo, all’IRCCS Ospedale San Raffaele.

 

I numeri dell’arresto cardiaco in Italia

“In Italia, ogni anno si registrano circa 60.000 arresti cardiaci. Solo in Lombardia, ogni giorno 13 persone sono colpite da arresto cardiaco, di cui 8 nell’area di Milano. 

Meno della metà riceve la rianimazione cardiopolmonare (RCP) prima dell’arrivo dei soccorsi e in meno di 1 caso su 10 viene utilizzato un defibrillatore – spiega il dott. Scquizzato -.

Quando invece un testimone interviene subito, le probabilità di sopravvivenza possono aumentare fino al 40-50%. L’intervento dei cittadini è quindi essenziale per guadagnare tempo prezioso e salvare vite in attesa dell’arrivo dell’ambulanza”.

 

Come riconoscere un arresto cardiaco 

L’arresto cardiaco può manifestarsi improvvisamente, anche in una persona apparentemente sana. I segnali principali sono:

  • improvvisa perdita di coscienza;
  • assenza di un respiro normale.

“Per quanto sia un evento improvviso, l'arresto cardiaco può essere preceduto da sintomi come: 

  • dolore toracico 
  • fiato corto o difficoltà a respirare (dispnea)
  • palpitazioni o svenimenti

Più della metà dei pazienti colpiti da arresto cardiaco li sperimenta, ma troppo spesso vengono sottovalutati. Se invece vengono riconosciuti e segnalati in tempo, le probabilità di sopravvivenza aumentano fino a 7 volte”, spiega il medico.

La differenza tra arresto cardiaco e infarto del miocardio 

“L’infarto miocardico - illustra il dottor Scquizzato - è causato dall’occlusione di un’arteria che porta sangue al cuore. In questo caso:

  • il paziente è di solito cosciente 
  • lamenta dolore toracico, sudorazione e difficoltà respiratoria”.

L’arresto cardiaco, invece, è una cessazione improvvisa dell’attività cardiaca, in questo caso:

  • la persona perde coscienza 
  • non respira. 

“Un infarto può, talvolta, degenerare in arresto cardiaco, ma non sempre i 2 eventi coincidono”, conclude lo specialista.
 

Cosa fare in caso di arresto cardiaco 

In caso una persona perdesse coscienza improvvisamente, è necessario agire tempestivamente ed eseguire i seguenti passaggi:

Chiamare e scuotere la persona

Se è sicuro farlo, meglio avvicinarsi, chiamare e scuotere la persona per vedere se reagisce. È importante anche chiedere aiuto a chi è vicino.

Controllare il respiro

Se non risponde, controllare se respira normalmente: osservare se il torace si solleva e ascoltare la presenza del respiro.

Chiamare i soccorsi ai numeri 112 o 118

Se non risponde e non respira normalmente, chiamare subito i numeri di emergenza 112 o 118 (emergenza sanitaria), attivare il vivavoce e descrivere la situazione all'operatore.

Iniziare le compressioni toraciche

  • Mettere una mano sopra l'altra al centro del torace;
  • premere forte e veloce, 100-120 volte al minuto (circa 2 volte al secondo), lasciando che il torace si rialzi dopo ogni compressione. 

È importante non fermarsi mai: l'operatore vi guiderà passo passo.

Usare il defibrillatore (DAE)

L'operatore dei numeri di emergenza dirà se c’è un defibrillatore vicino a dove vi trovate e potrete mandare qualcuno a prenderlo. 

Appena disponibile, accendetelo e seguite le istruzioni vocali e luminose, con l'aiuto dell'operatore.

Continuare la rianimazione cardiopolmonare (RCP)

Non fermarsi mai. Si deve interrompere la RCP solo se:

  • il defibrillatore dice di fare una pausa per analizzare il ritmo o erogare una scarica;
  • arriva il personale del 118 e dice di fermarsi;
  • la persona mostra chiari segni di vita (movimenti, tosse o respiro).

 

Cos’è il defibrillatore (DAE) e come si utilizza

Il defibrillatore automatico esterno (DAE) è un dispositivo che analizza il ritmo cardiaco e, se necessario, eroga una scarica elettrica per ripristinare un battito efficace. 

È sicuro, facile da usare grazie a messaggi vocali e visivi. Chiunque può utilizzarlo, anche senza formazione medica specifica. Se non si è formati, l'operatore del 118 spiegherà al telefono come fare.

 

L’importanza della formazione per la respirazione cardiopolmonare

“Imparare a riconoscere un arresto cardiaco e a eseguire la rianimazione cardiopolmonare (RCP) è un gesto di responsabilità civica che può fare la differenza tra la vita e la morte – prosegue -. 

Con poche ore di formazione, chiunque può diventare un anello fondamentale nella catena della sopravvivenza.

La RCP può essere appresa fin da piccoli: numerosi studi dimostrano che anche bambini e ragazzi sono in grado di imparare e ricordare le manovre salvavita. Iniziative internazionali come ‘Kids Save Lives’, sostenute dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, promuovono l’insegnamento della rianimazione nelle scuole, per costruire una società in cui tutti sappiano come intervenire in caso di emergenza”.

 

Cardiac Arrest Center dell’Ospedale San Raffaele, un centro di eccellenza

“Presso l’Unità di Rianimazione e Terapia Intensiva Cardio-Toraco-Vascolare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele fa capo il Cardiac Arrest Center: il primo centro in Italia interamente dedicato alla cura, alla ricerca e allo sviluppo di nuove strategie contro l’arresto cardiaco – spiega la dott.ssa Scandroglio -. 

Nell’ultimo anno, il servizio di emergenza-urgenza ha trasportato oltre 100 pazienti colpiti da arresto cardiaco al nostro Ospedale. 

Inserito nella rete dell'emergenza-urgenza dell'Area Metropolitana di Milano, l'Ospedale offre quotidianamente: 

  • almeno 2 posti letto di terapia intensiva;
  • un percorso dedicato che garantisce l'accesso diretto a un'unità di terapia intensiva ad alta tecnologia, con personale altamente specializzato.

Ha la più ampia esperienza nazionale nell’impiego di ECMO nell’arresto cardiaco, con oltre 400 casi trattati. Numeri che ci collocano tra i centri di riferimento in Europa”.

“In aggiunta alle cure innovative e di alta qualità fornite ai pazienti colpiti da arresto cardiaco, qui clinica e ricerca viaggiano insieme – conclude Scquizzato -. Lavoriamo per comprendere meglio le cause e i meccanismi di questa condizione, sviluppare terapie innovative e perfezionare le tecniche di rianimazione. 

Le nostre attività di ricerca e innovazione si concentrano su 4 linee principali:

  1. prevenire l’arresto cardiaco;
  2. facilitare rianimazione e defibrillazione precoce;
  3. perfezionare la rianimazione avanzata con studi clinici e traslazionali;
  4. introdurre intelligenza artificiale e medicina personalizzata”.