Giornata Mondiale del Diabete: le sfide della ricerca ai tempi del covid

PUBBLICATO IL 14 NOVEMBRE 2020

La pandemia ci ricorda che la sfida sanitaria del diabete, tra i principali fattori di rischio per il Covid-19, resta urgentissima, così come continuare a sostenere la ricerca sulla malattia

Come ogni anno, il 14 novembre si festeggia la Giornata Mondiale del Diabete, in corrispondenza della nascita di uno dei tre scopritori dell’insulina, Frederick Banting. 

La mancanza di insulina nel sangue o la difficoltà a utilizzarla correttamente sono infatti alla base della malattia del diabete nelle sue forme più comuni, il diabete di tipo 1 e 2, e nel primo caso la somministrazione dell’ormone è anche l’unica terapia disponibile.

Quest’anno, nel pieno della seconda ondata della pandemia da Covid-19 in Italia, la Giornata Mondiale del Diabete acquista un significato particolare rispetto agli anni scorsi, diventando se possibile ancora più attuale.

Ne parliamo con Lorenzo Piemonti, direttore dell’Istituto di Ricerca sul Diabete (DRI) dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e professore associato di Endocrinologia all’Università Vita-Salute San Raffaele.

L’emergenza diabete e la pandemia Covid-19

Che il diabete costituisca un’emergenza sanitaria globale non è una novità. La malattia colpisce nel mondo oltre 415 milioni di persone, una cifra destinata a raggiungere i 642 milioni entro il 2040. Secondo le proiezioni dell’OMS, il diabete diventerà la settima causa di morte a livello globale nel giro di appena un decennio.

Durante il 2020, con l’esplosione della pandemia da nuovo coronavirus, l’emergenza diabete ha assunto però una nuova dimensione, che ci riguarda tutti da vicino.

“Il diabete, insieme alle malattie cardiovascolari, costituisce infatti uno dei primi fattori di rischio per sviluppare le forme più gravi e iper-infiammatorie della patologia, quelle che richiedono il ricovero in terapia intensiva e che hanno prognosi peggiore” spiega Lorenzo Piemonti. 

Il motivo è al momento ancora poco chiaro, ma sembra legato ai livelli di glicemia nel sangue. “Ecco perché è fondamentale per chi soffre di diabete tenere sotto controllo la malattia: solo così si può ridurre al minimo il rischio in caso di contagio con SARS-CoV-2.”

La ricerca sul diabete non può fermarsi

“La pandemia ha portato l’opinione pubblica a riconoscere l’importanza della ricerca scientifica, ma ha anche prodotto una riduzione di risorse per chiunque non si stia occupando strettamente di Covid-19 - afferma Piemonti -.

Si tratta ovviamente di un grave errore, come il caso del diabete dimostra: la salute di una società è qualcosa di organico. Ecco perché, mentre cerchiamo di sconfiggere il Covid-19 e la diffusione della pandemia, dobbiamo continuare a sostenere la ricerca su patologie croniche come il diabete.”

Il lavoro dei ricercatori del DRI è una dimostrazione di come la ricerca scientifica possa dare vita a sinergie e soluzioni inaspettate, a beneficio di tutti. In questi mesi gli scienziati del DRI hanno studiato la risposta immunitaria a SARS-CoV-2 nei pazienti diabetici, dimostrando che potrebbero anche loro beneficiare di un futuro vaccino, una notizia di fondamentale importanza visto il numero di pazienti diabetici tra le persone con le forme più grave di covid-19.

Non solo, ma sfruttando tecniche di analisi degli anticorpi sviluppate nel campo del diabete hanno potuto studiare nel dettaglio l’efficacia degli anticorpi contro il nuovo coronavirus.

“Il lavoro di questi mesi dimostra che la scienza sa fare squadra e trovare soluzioni. Il compito di noi tutti è continuare a sostenerla, con un unico obiettivo: garantire la salute di tutti,” conclude Piemonti.

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