Acalasia esofagea: uno studio internazionale del San Raffaele guida la terapia personalizzata

Acalasia esofagea: uno studio internazionale del San Raffaele guida la terapia personalizzata

PUBBLICATO IL 29 DICEMBRE 2025

Acalasia esofagea: uno studio internazionale del San Raffaele guida la terapia personalizzata

PUBBLICATO IL 29 DICEMBRE 2025

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Un importante studio scientifico sull’acalasia esofagea (malattia cronica dell’esofago che ostacola il passaggio del cibo nello stomaco), pubblicato sulla rivista Clinical Gastroenterology and Hepatology, conferma il ruolo dell’IRCCS Ospedale San Raffaele tra i centri di riferimento europei per lo studio e la cura delle patologie esofagee. 

La ricerca, frutto di una collaborazione internazionale tra esperti di motilità esofagea, propone una nuova nomenclatura per descrivere manometricamente l’acalasia dopo il trattamento. Colma una lacuna diagnostica nella classificazione di Chicago attualmente in uso e introduce un algoritmo diagnostico post-trattamento, finalizzato a personalizzare la valutazione della risposta terapeutica.

Il lavoro porta la firma dell’Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’Ospedale San Raffaele, diretta dal Prof. Silvio Danese, e rafforza l’approccio multidisciplinare e innovativo dell’Ospedale, che integra ricerca clinica e assistenza ai pazienti.

 

Cos’è l’acalasia esofagea

L’acalasia è una rara malattia cronica dell’esofago, caratterizzata dall’incapacità dello sfintere esofageo inferiore di rilassarsi, con conseguente difficoltà nello svuotamento del cibo verso lo stomaco. 

I sintomi principali includono: 

  • disfagia; 
  • rigurgito; 
  • dolore toracico.

In Italia, la malattia colpisce circa 1 persona ogni 100.000 ogni anno; in Europa si stimano circa 10.000 nuovi casi annui, mentre a livello mondiale la prevalenza è di 1–3 casi ogni 100.000 abitanti (Fonti: Mayo Clinic, European Society of Gastrointestinal Endoscopy).

 

Come cambia la valutazione dell’acalasia dopo il trattamento

Lo studio introduce 2 nuovi termini per descrivere la risposta al trattamento:

  • ATA (Acalasia Trattata Adeguatamente): assenza di segni di ostruzione;
  • TAOO (Acalasia Trattata con Ostruzione del Deflusso): persistenza di ostruzione nonostante il trattamento.

Questa nuova classificazione aiuterà i clinici a: 

  • evitare valutazioni errate nei pazienti trattati
  • personalizzare il follow-up;
  • migliorare la gestione delle recidive.

“Questa nuova nomenclatura rappresenta un passo fondamentale per migliorare la gestione clinica dell’acalasia post-trattamento. È il risultato di una collaborazione internazionale e multidisciplinare”, spiega il dottor Alberto Barchi, co-autore dello studio e gastroenterologo dell’Ospedale San Raffaele nella Unità di Fisiopatologia Digestiva, diretta dal dottor Sandro Passaretti.

 

Il San Raffaele, centro di riferimento per la cura e la ricerca sull’esofago

L’IRCCS Ospedale San Raffaele conferma il suo ruolo di centro d’eccellenza per diagnosi, cura e ricerca sulle malattie dell’esofago, grazie a un approccio integrato che coinvolge gastroenterologi, chirurghi, radiologi, patologi e ricercatori.

“Al San Raffaele, la ricerca si traduce in cura: l’integrazione tra gastroenterologia, chirurgia e radiologia ci permette di offrire ai pazienti percorsi diagnostici e terapeutici completi e personalizzati”, conclude il professor Silvio Danese.

Con questo studio, l’Ospedale consolida la propria leadership nella gastroenterologia funzionale: 

  • contribuendo all’evoluzione delle linee guida internazionali;
  • promuovendo un modello di medicina basato sulla personalizzazione e sulla prevenzione.