ERC: un progetto di terapia genica per sconfiggere l’Epatite B cronica

PUBBLICATO IL 27 APRILE 2020

Il ricercatore Matteo Iannacone si aggiudica per la terza volta il prestigioso finanziamento ERC: l’obiettivo è testare un approccio di terapia genica per riattivare il sistema immunitario contro HBV.

Oggi il Consiglio Europeo per la Ricerca (ERC) ha assegnato 55 borse di finanziamento per l’esplorazione di idee pionieristiche in ambito tecno-scientifico a scienziati di 17 paesi diversi. Si tratta dei finanziamenti ERC Proof of Concept: 150.000 euro dedicati a esplorare l’applicabilità pratica e il valore industriale di un’idea scientifica già consolidata da ricerche precedenti.

Tra i nomi dei vincitori c’è quello di Matteo Iannacone, responsabile dell’Unità di Dinamica delle Risposte Immunitarie dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e già vincitore di altri due ERC.

Il suo progetto prevede lo sviluppo di un approccio di terapia genica in grado di riattivare il sistema immunitario contro l’infezione cronica da virus dell’epatite B e si basa su oltre dieci anni di ricerca in questo campo. Un risultato che potrebbe rappresentare un vero e proprio turning point nel trattamento definitivo di una delle malattie infettive più pericolose su scala globale.

Quello di Matteo Iannacone è il sedicesimo ERC grant vinto da un ricercatore dell’Ospedale San Raffaele in 13 anni di storia del prestigioso programma di finanziamento.

 

Una priorità sanitaria mondiale

Nel mondo ci sono più di 350 milioni di persone affette dalla forma cronica di epatite B, e circa 1 milione di persone muoiono ogni anno a causa delle complicazioni causate da questa infezione, come la cirrosi epatica e il cancro del fegato.

“A differenza della forma acuta della malattia, che in genere si risolve entro pochi giorni, per la forma cronica oggi non esiste alcuna cura definitiva, ma solo terapie antivirali di contenimento” specifica Matteo Iannacone.

Per il meccanismo di trasmissione – tramite contatto con sangue infetto, per via sessuale o da madre a figlio durante il parto – e per il fatto che solo circa il 10% delle persone infette è consapevole del loro stato, i numeri dei pazienti affetti da epatite b cronica è destinato a crescere. Ecco perché l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’HBV un “killer silenzioso” e una priorità sanitaria mondiale.

 

Le pionieristica ricerca del San Raffaele sul virus dell’Epatite B

Nei pazienti colpiti dall’infezione cronica il sistema immunitario non riesce a debellare il virus responsabile della malattia (HBV), che continua a sopravvivere e riprodursi all’interno delle cellule del fegato. Ma da cosa dipende l’inefficacia del sistema immunitario in questi casi? C’è un modo per risvegliare la sua azione?

Il gruppo di Matteo Iannacone, in collaborazione con quello di Luca Guidotti, vice direttore scientifico del San Raffaele e di Renato Ostuni, responsabile del laboratorio di Genomica del Sistema Immunitario Innato dello stesso istituto, ha recentemente svelato alcuni meccanismi all’origine dell’inefficace risposta immunitaria contro HBV.

In uno studio pubblicato su Nature nel 2019, infatti, i ricercatori avevano scoperto che nell’epatite B cronica i linfociti T (particolari cellule del nostro sistema immunitario) sono disfunzionali fin dalla loro attivazione, che avviene per contatto diretto con le cellule del fegato infettate dal virus.

“Grazie a tecniche avanzate di imaging e di genomica, abbiamo tracciato un ritratto dettagliato di questi linfociti T disfunzionali, e abbiamo identificato in laboratorio delle molecole in grado di risvegliare la loro azione contro il virus” spiega Iannacone.

Tra queste, la più promettente è una molecola-messaggero del sistema immunitario chiamata interleuchina-2 (IL-2). C’è però un ostacolo importante all’applicazione clinica di IL-2: questa molecola può risultare tossica se somministrata in modo sistemico a tutto l’organismo, dal momento che svolge una potente azione infiammatoria.

 

Un approccio di terapia genica per l’Epatite B cronica

Per risolvere il problema i ricercatori vogliono somministrare IL-2 in modo mirato nei tessuti del fegato. È qui che la sua azione potrebbe riattivare la risposta al virus. Ma come si consegna una molecola solo ad alcune cellule dell’organismo?

L’idea del gruppo di Matteo Iannacone è utilizzare un approccio di terapia genica, una tecnica terapeutica per cui il San Raffaele è un’autorità a livello mondiale grazie al lavoro pionieristico dell’Istituto San Raffale Telethon di Terapia Genica diretto da Luigi Naldini.

“Attraverso l’impiego di vettori virali – ovvero virus svuotati del loro contenuto pericoloso e utilizzati come veicoli di molecole terapeutiche – vogliamo modificare le cellule del fegato, gli epatociti, per far loro esprimere IL-2 localmente e a comando. Potrebbe costituire un trattamento efficace per sconfiggere la malattia in una singola dose - spiega Matteo Iannacone -.

Il finanziamento ERC ci permetterà di raffinare e testare ulteriormente il protocollo pre-clinico della terapia, per capire se è la strada giusta. L’obiettivo finale è lo stesso indicato dall’OMS: ridurre del 90% le nuove infezioni da HBV e la mortalità del 65% entro il 2030.”

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