Quali sono i benefici del ridere? Le 8 ragioni per cui la risata fa bene

Quali sono i benefici del ridere? Le 8 ragioni per cui la risata fa bene

PUBBLICATO IL 06 MAGGIO 2025

Quali sono i benefici del ridere? Le 8 ragioni per cui la risata fa bene

PUBBLICATO IL 06 MAGGIO 2025

Il 4 maggio 2025 si è celebrata la Giornata mondiale della risata. Ridere è un potente anti-stress e anche questa ricorrenza internazionale ricorda l’importanza di sorridere a sé stessi e agli altri, cercando di promuovere relazioni costruttive che offrano energie positive. Ma ridere o imparare a ridere insieme ha anche altri valori e obiettivi: terapeutici, educativi relazionali e comunicativi.

Perfino nelle avversità un sorriso aiuta ad affrontare meglio quel periodo della vita che ci sfida e che minaccia il nostro delicato equilibrio interiore. Ridere anche nelle disgrazie è una strategia psicologica e comunicativa, forte ed efficace, da alcuni trasformato in protocollo terapeutico di supporto alle terapie cliniche all’interno dei reparti ospedalieri, come la clown therapy

Sul significato della risata in psicologia abbiamo intervistato il dott. Alberto Ricceri, psicologo e psicoterapeuta specializzato nella terapia di gruppo dell’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro di Milano , il quale ci ha spiegato quali funzioni assolve, quali sono i benefici terapeutici di una sana risata ma anche quali sono le sue ‘controindicazioni’.  

 

Cos’ è la risata  

“Dal punto di vista psicologico la risata è un linguaggio non verbale che comunica stati d'animo, intenzioni, appartenenza. Ridere è una delle prime cose che impariamo a fare. Prima ancora di parlare, i bambini ridono; lo fanno istintivamente, come risposta al contatto, al gioco, al volto sorridente della madre - afferma il dott. Ricceri -. 

La risata, a differenza del linguaggio, non ha bisogno di essere insegnata: si manifesta in maniera autonoma. In questo senso ridere non è solo una reazione a qualcosa di divertente, ma una vera e propria forma di espressione emotiva, un bisogno psicologico, un segnale di salute”.  

 

A cosa serve ridere?

 “Ridere è anche un modo per regolare le emozioni: abbassa la tensione, crea un clima emotivo condiviso, permette di gestire in modo più flessibile situazioni difficili o ambigue”, spiega lo psicoterapeuta.  

Ma a differenza di quanto si pensi comunemente, ridere non esprime solo felicità. “La risata può essere un modo per gestire l'ansia, per elaborare il dolore, per esprimere aggressività in modo socialmente accettabile (pensiamo al sarcasmo), o ancora per affrontare situazioni di grande tensione - continua lo specialista -. 

In terapia capita spesso di incontrare pazienti che ridono mentre raccontano esperienze traumatiche: non si tratta di superficialità, ma di una strategia psichica per rendere dicibile e tollerabile l'indicibile. La risata diventa così uno strumento di sopravvivenza emotiva. Un vero e proprio tentativo di scollamento da un’emozione troppo difficile da contenere nel proprio impianto psichico”.   

Ridere può perfino diventare una strategia di manipolazione, inconsapevole o consapevole, che l’interlocutore mette in atto per non rispondere a domande da lui percepite come scomode o inopportune o anche  per rimandare le risposte a momenti di dialogo successivo. 

 

I tipi di risata 

Esistono  diversi tipi di risata. Ecco i principali:

  • risata che esprime benessere e complicità ed è capace di unire maggiormente gli interlocutori;
  • risata che esprime imbarazzo, e quindi disagio o paura, e può diventare l’inizio di una fuga dalla situazione da parte di uno degli interlocutori. In questo caso la risata ha la funzione di dare una pausa e mettere una distanza di ‘sicurezza’ tra gli interlocutori.  

 

Gli 8 benefici della risata sulla salute 

Lo psicoterapeuta descrive 8 benefici che la risata può apportare alla salute. 

1. RIDUCE LO STRESS.

“Ridere agisce come una vera e propria valvola di sfogo. A livello fisiologico, favorisce il rilassamento muscolare e abbassa i livelli di cortisolo, l'ormone dello stress. Il corpo, ridendo, si ‘resetta’: si respira più profondamente, il battito si regolarizza, la mente si alleggerisce. Anche solo osservare qualcuno che ride può innescare un effetto specchio nel nostro cervello, portando beneficio immediato”. 

2. MIGLIORA L’UMORE. 

Lo dice anche la scienza ed è ormai validato in psicologia e in psichiatria . “La risata stimola la produzione di endorfine, serotonina e dopamina, ovvero i 3 neurotrasmettitori associati al piacere, alla motivazione e al benessere. Ridere, anche per un motivo banale, può avere un impatto concreto sull'umore della giornata”.  Quindi, diciamo che una fragorosa risata ogni tanto, se sentita e non stentata, è anche una strategia di benessere che può avere un impatto sulla qualità della vita. 

3.  È UNA STRATEGIA COMUNICATIVA QUANDO SI  È IN DIFFICOLTA’ E NON SI SA COSA RISPONDERE. 

“L'umorismo è una delle forme più raffinate dell’intelligenza emotiva - dichiara il dott. Ricceri - . Chi riesce a ridere, anche solo un po’, delle proprie fatiche dimostra una mente capace di spostarsi, di allentare, di trovare aria dove prima c’era chiusura. La risata non nega il problema, ma lo ridimensiona, gli toglie potere. In ambito clinico, il momento in cui un paziente riesce a fare una battuta su ciò che lo ferisce segna spesso un passaggio chiave: non è più solo vittima dell’emozione, comincia a poterne parlare, a guardarla da un altro punto. La risata crea distanza, ma una distanza abitabile, quella che consente di riorientarsi, senza doversi difendere”. 

 4. RAFFORZA LE RELAZIONI SOCIALI.

“Ridere insieme crea connessione. Favorisce l'empatia, la reciprocità, l'inclusione. Nei gruppi terapeutici, una risata condivisa può rompere la diffidenza, sciogliere la vergogna, creare un clima di autentica umanità. Anche nella vita quotidiana, ridere in coppia o tra amici è un potente collante affettivo. Si ride con chi ci si sente sicuri: la risata è un termometro della fiducia”. 

 5. RIDUCE IL DOLORE. 

“Diversi studi mostrano che la risata può aumentare la soglia di sopportazione del dolore grazie al rilascio di endorfine. Ma anche a livello simbolico, ridere rappresenta un modo per cambiare la percezione della sofferenza. In alcune esperienze di terapia del dolore cronico, inserire momenti comici o ludici ha migliorato la qualità di vita dei pazienti. L’ approccio psicologico che integra quello clinico, ovvero la risata a uso terapeutico, non solo può aiutare a curare la parte fisica ed emotiva del paziente affetto da dolore ma può influenzare positivamente anche la sua sfera espressiva (comunicazione) e relazionale che si auto aiuta prendendosi cura di sé”. 

 6. FAVORISCE LA CREATIVITA’. 

“L'umorismo rompe gli schemi logici, introduce connessioni inaspettate, stimola il pensiero divergente. Nella terapia psicodinamica è frequente usare immagini comiche o metafore ironiche per aiutare il paziente a uscire da loop rigidi. Ridere rende la mente più flessibile: apre spazio al nuovo, all'imprevisto, al possibile”. 

 7. PROMUOVE IL BUON SONNO. 

“Ridere prima di dormire riduce l'attivazione fisiologica legata all'ansia e ai pensieri intrusivi. Alcune routine serali, che includono momenti leggeri (un film comico, un libro divertente, una telefonata con una persona cara), migliorano l'inizio e la qualità del sonno. Aiutare i pazienti a reinserire piccoli rituali di leggerezza nella giornata è una strategia semplice ma efficace nella gestione dell'insonnia”. 

8. UN’ALLEATA NELLE SEDUTE PSICOLOGICHE. 

“In ambito psicoterapeutico la risata non è una distrazione ma un possibile alleato. Ridere in seduta può rappresentare un segnale di alleanza terapeutica, un momento di verità condivisa, uno spazio di respiro.

Nei reparti di riabilitazione dei disturbi del comportamento alimentare, come quelli attivi presso la Disease Unit DCA del San Raffaele, la risata viene spesso usata nei laboratori occupazionali o nei gruppi liberi espressivi come strumento per recuperare il contatto con il corpo, con il piacere, con la parte viva di sé. Anche nei percorsi psicoterapici più strutturati, la capacità di introdurre leggerezza nei momenti giusti può facilitare la rielaborazione di contenuti profondi”. 

 

Quando ridere non fa bene

Lo psicoterapeuta ci parla anche del lato oscuro della risata e in particolare di “quando ridere diventa un obbligo sociale e si corre, così facendo, il rischio del falso sé”, ovvero quando si indossa una maschera socialmente accettata (il simpaticone, il burlone, il gioviale, il sempre sorridente) per difendersi e non mostrare chi realmente siamo – ovvero, cioè che in psicologia viene chiamato ‘il sé’ - e così evitare giudizi, ma non solo

Rispondere sempre con una maschera sorridente serve a evitare un dialogo sincero e relazioni percepite come troppo faticose emotivamente, poiché richiedono di mostrarsi per come realmente si è. 

Come spiega meglio lo psicoterapeuta: “Viviamo in un’epoca che esalta la positività, che ci chiede di sorridere sempre, di essere leggeri, motivati, performanti. Ma quando la risata diventa un dovere, qualcosa si rompe. 

Quando sorridiamo per non disturbare, per non deludere, per non essere giudicati, stiamo tradendo qualcosa di noi. Ci allontaniamo da quello che proviamo davvero. E se questo accade per troppo tempo, rischiamo di non sapere più nemmeno cosa sentiamo

Il sorriso obbligato è una maschera. Non è benessere, ma adattamento. Non è leggerezza, ma rimozione. In ambito clinico, è fondamentale creare spazi in cui non ci sia l’obbligo di ridere, ma la libertà di farlo. E anche quella di non farlo affatto”. 

 

La risata come terapia: le tecniche per ridere 

Dallo yoga della risata alla clown therapy, ecco le strategie per ridere intenzionalmente e tornare in salute con metodo. Si tratta di tecniche per ridere e far nascere una risata sul nostro viso, non come risposta a uno stimolo esterno ma viceversa come azione da mettere in atto - anche da soli - consapevolmente; sono metodiche validate a livello scientifico e utilizzate, per questo motivo, anche in molti ospedali internazionali e in altri ambiti di cura della persona (domiciliare ecc.) che possono alleviare lo stress e l’ansia su pazienti con differenti diagnosi.  

Come approfondisce il dott. Ricceri: “Ci sono pratiche che usano la risata in modo intenzionale, con delicatezza e rigore. Una di queste è lo yoga della risata, nato in India, che mescola esercizi di respirazione con risate autoindotte. Il corpo comincia, la mente segue. È uno spazio in cui il riso non è reazione, ma allenamento alla presenza, al gioco, al contatto. 

Un altro esempio è la clown therapy, che nei reparti pediatrici (e non solo) diventa un linguaggio relazionale potente. I clown di corsia non portano solo allegria, ma contatto, ascolto, umanità. Spesso sono loro, con una battuta, con una goffaggine, con uno sguardo rovesciato sul mondo, a creare per il bambino uno spazio in cui poter essere bambino, non solo paziente. E anche per i genitori, a volte, quel momento di risata è una breccia: un attimo in cui il peso si alleggerisce”.