Cos'è l'acufene e come riconoscere i sintomi

PUBBLICATO IL 09 SETTEMBRE 2024

L’acufene non è una patologia, ma un sintomo che normalmente è provocato da una perdita di udito anche temporanea. Viene definito come “sentire un suono che non esiste nel mondo esterno”

È un disturbo comune ed è stato calcolato che il 10-15% delle persone ne sia affetta. Si tratta di una patologia che può presentare ricadute emotive e lo specialista che se ne occupa deve considerarle per trovare la terapia più idonea. 

Ne abbiamo parlato meglio con il dottor Roberto Teggi, otorinolaringoiatra presso l’Unità operativa di Otorinolaringoiatria dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, diretta dal professor Mario Bussi, che ci ha spiegato cos’è l’acufene, come si manifesta e quali sono i trattamenti più indicati

 

Cos'è l'acufene

“Come detto - spiega il dott. Teggi -, l’acufene più che una patologia è un sintomo. In Italia, ci sono circa 6 milioni di pazienti che soffrono di acufene: l’1% di loro, a seguito della comparsa dell’acufene, riferisce una qualità di vita peggiorata. Degno di nota come il 60% dei pazienti sia normoacusico, cioè in grado di percepire suoni di intensità pari o inferiore a 20 dB per tutte le frequenze del campo tonale, e presenti una risonanza magnetica del sistema nervoso centrale normale. 

Sentire l’acufene e far sì che questo abbia un impatto sulla vita della persona sono aspetti spesso separati. Nella genesi, si pensa che una diminuzione di udito produca a cascata modificazioni in una serie di attività nervose delle prime vie acustiche; l’acufene insorge con ogni evidenza per questa ragione.

Ad esempio, all’uscita da una discoteca tutti presentano una riduzione temporanea della soglia uditiva a seguito dell’esposizione a rumore elevato; in quella situazione l’acufene è comunemente avvertito, mentre normalmente il recupero di una normale sensibilità uditiva determina la scomparsa dello stesso. Se tuttavia nel momento in cui lo si avverte ci si presta eccessiva attenzione o genera una condizione di ansia, l’acufene può essere ‘memorizzato’ e la persona continua ad avvertirlo”.

 

Come si manifesta l’acufene

Quanto detto fino ad ora è da riferirsi all’acufene soggettivo, avvertito unicamente dalla persona affetta. 

“Altre persone possono avvertire suoni che derivano da strutture vascolari vicine all’orecchio; è il caso, peraltro raro, per esempio, del glomo timpanico, piccola neoformazione vascolare spesso visibile attraverso la membrana timpanica o di anomalie del flusso venoso - prosegue -.

Come si diceva, l’acufene soggettivo insorge a seguito di una perdita di udito, ma, nel mantenimento e nel fastidio che l’acufene genera, gioca un ruolo la componente relativa all’attenzione che ci si presta o quella emotiva”. 

 

Chi colpisce

“La maggior parte delle persone che si rivolgono a un ambulatorio dedicato non sono anziane. L’anziano con presbiacusia, ovvero una perdita di udito legata all’età, è spesso il caso più agevole da trattare poiché spesso una congrua protesizzazione acustica determina una riduzione considerevole dell’acufene. 

Nelle persone più giovani è determinante valutare oltre alla soglia uditiva, la ricaduta emotiva dell’acufene”.

 

Come avviene la diagnosi di acufene

“Nel percorso diagnostico per l’acufene, è indispensabile per prima cosa una visita specialistica dedicata - approfondisce il dr. Teggi -. L’iniziale anamnesi deve stabilire: 

  • l’epoca e le modalità di insorgenza (se graduale o improvvisa); 
  • le caratteristiche dell’acufene; 
  • se il paziente lo correli a un evento scatenante; 
  • se venga avvertito solo nel silenzio o anche quando la persona svolge attività durante il giorno. 

Dopo una valutazione dell’orecchio (otoscopia), un esame audiometrico che individui ipoacusie di entità anche lievi e solo su poche frequenze è indispensabile. Non sempre le persone avvertono ipoacusie insorte nel tempo in modo progressivo. Nel caso in cui l’esame audiometrico dimostri qualcosa di non normale per l’età e la storia clinica, sarà lo specialista a prescrivere ulteriori esami o indagini più approfondite.

È necessario per valutare la ricaduta emotiva del disturbo utilizzare inoltre questionari mirati, in grado di darci informazioni sul fastidio che l’acufene genera e sull’impatto sulla vita”.

 

Come trattare l’acufene

“La terapia, genericamente chiamata TRT (Tinnitus Retraining Therapy), utilizza suoni esterni, in genere suoni a largo spettro, cioè composti da suoni che coprano tutte le frequenze udibili dall’orecchio, per abituare il paziente ad avvertire progressivamente sempre meno l’acufene - specifica lo specialista -.

Per questo si possono utilizzare protesi acustiche che servono a generare questi suoni a un volume stabilito da un esame chiamato acufenometria, in genere non tali da coprire l’acufene; il volume tale per cui acufene e suoni veicolati siano avvertiti come equivalenti viene definito mixing point. Poiché le protesi acustiche hanno un costo a volte elevato, in alcuni casi si possono scaricare suoni quali il rumore della pioggia o di un ruscello su dispositivi elettronici quali lo smartphone. 

Durante la giornata, quando necessario e possibilmente per almeno un’ora al giorno, questi rumori devono essere ascoltati al più basso volume che si riesca a percepire; se non veicolati con protesi acustiche è difficile ottenere il mixing point, tuttavia è consigliato che la persona avverta ancora l’acufene di fondo. 

Di notte, il momento in cui abbiamo in genere meno suoni dal mondo esterno e la nostra mente non è distratta, l’acufene viene avvertito molto di più. Per questo periodo della giornata, possiamo ricorrere a dispositivi esterni in grado di produrre questi suoni, quali generatori di suono ambientali. 

L’aspetto emotivo, quando presente, deve essere considerato e trattato sia con farmaci sia con sedute di counselling cognitivo comportamentale.

Utilizzare questa metodica è in grado di ridurre consistentemente la percezione dell’acufene in una percentuale elevata di pazienti - conclude Teggi -. Attenzione successivamente a tenere sotto controllo lo stress e limitare il più possibile situazioni pressanti che possono portare a successivi peggioramenti”. 

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