Cos’è il corpo luteo emorragico e come si cura
PUBBLICATO IL 16 OTTOBRE 2024
Il corpo luteo emorragico è una patologia che interessa le ovaie. Si tratta di una condizione temporanea derivante da un’anomalia della fisiologia dell’ovulazione.
Il dottor Matteo Schimberni, ginecologo presso l’Unità Operativa di Ginecologia e Ostetricia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, diretta dal professor Massimo Candiani, ci spiega meglio di cosa si tratta, come si effettua la diagnosi e quali sono i trattamenti a disposizione.
Cos’è il corpo luteo emorragico
“Il corpo luteo emorragico è una condizione temporanea che interessa le ovaie e rappresenta la conseguenza di un’anomalia del meccanismo fisiologico dell’ovulazione - spiega il dott. Schimberni -.
È caratterizzato dallo sviluppo di formazioni cistiche benigne a carico delle ovaie di natura funzionale.
Ogni mese, infatti, l’apparato genitale femminile si prepara per un’eventuale gravidanza. Dal secondo giorno delle mestruazioni si avvia la cosiddetta fase follicolare, ossia la crescita dei follicoli che portano a maturazione la cellula uovo fino al 14° giorno in cui avviene l’ovulazione, momento del ciclo ovarico in cui può avvenire la fecondazione.
Al rilascio della cellula uovo matura, il follicolo dominante di Graaf si trasforma in corpo luteo, una ghiandola endocrina temporanea che produce soprattutto progesterone con lo scopo di predisporre l’endometrio, ossia la mucosa dell’utero, a un eventuale impianto embrionario.
In questa fase, il corpo luteo è soggetto alla migrazione di cellule connettivali e a un’intensificazione della sua vascolarizzazione. Se non avviene la fecondazione, dopo circa 2 settimane, il corpo luteo si autodistrugge andando incontro a un riassorbimento spontaneo, processo denominato luteolisi che coincide solitamente con la mestruazione”.
Qualsiasi alterazione di questo processo fisiologico può determinare la formazione di cisti contenenti materiale sieroso/sieroematico (corpo luteo cistico o cisti luteinica). Essendo un organo endocrino molto vascolarizzato, si può verificare un sanguinamento all’interno del corpo luteo e dare origine a una cisti di natura emorragica, il cosiddetto corpo luteo endoemorragico.
Queste cisti possono arrivare ad assumere dimensioni anche molto importanti, dai 3 ai 10 cm, a seconda dell’entità del sanguinamento e della disfunzione ovulatoria.
Se il sanguinamento dovesse verificarsi verso la cavità addominale, si va a incontro al corpo luteo emorragico, condizione che può costituire una vera e propria urgenza chirurgica nei casi più gravi di emoperitoneo (versamento di sangue nella cavità addominale) e anemizzazione.
I fattori di rischio del corpo luteo emorragico
“Le donne in età riproduttiva dai 18 ai 35 anni risultano più predisposte - prosegue -.
Altri fattori di rischio sono:
- traumi addominali;
- traumatismi dovuti ai rapporti sessuali;
- pazienti che assumono una terapia di natura anticoagulante”.
Come si manifestano i sintomi
Queste condizioni possono manifestarsi in maniera differente.
“Nella maggior parte dei casi, il corpo luteo endoemorragico e le cisti luteiniche non presentano sintomatologia e tendono a regredire spontaneamente entro poche settimane, solitamente con le mestruazioni - precisa lo specialista -.
Se le cisti raggiungono dimensioni notevoli, può svilupparsi dolore addominale o dolore pelvico, soprattutto successivamente a un’intensa attività fisica o a un rapporto sessuale. Possono manifestarsi anche alterazioni del ciclo mestruale, amenorrea, quindi assenza delle mestruazioni per qualche mese.
In caso di rottura della cisti e di sanguinamento all’interno della cavità addominale (corpo luteo emorragico), si può sviluppare un versamento di sangue più o meno importante che si manifesta attraverso dolore addominale e una riduzione dei livelli sierici di emoglobina della paziente (anemizzazione), determinando un quadro di emoperitoneo. Tale evenienza costituisce un’urgenza e può manifestarsi con dolore acuto, nausea, vomito, debolezza e nelle forme più gravi anche sincope.
Questi sintomi possono essere confusi ed entrare in diagnosi differenziale con altre patologie come l’appendicite acuta, la gravidanza extrauterina e la torsione ovarica”.
Come avviene la diagnosi
“Un’accurata raccolta anamnestica per indagare la storia della paziente (comportamento delle mestruazioni, sintomatologia, se il sintomo è insorto in seguito a un’attività sportiva recente o a un rapporto sessuale). Sono dati fondamentali che possono indirizzare il medico da un punto di vista clinico e diagnostico - afferma il dott. Schimberni -.
Successivamente, analizzati i parametri vitali (come la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca) ed effettuato l’esame obiettivo della paziente, verrà svolta l’ecografia pelvica con lo scopo di ottenere informazioni come la presenza di una cisti ovarica, le sue dimensioni, la sede e/o l’eventuale presenza di sangue libero in addome.
Infine, è importante l’esecuzione di esami ematochimici per verificare i livelli di emoglobina della paziente”.
Il trattamento del corpo luteo emorragico
“Il trattamento varia a seconda della situazione - puntualizza -.
Se si rilevano un corpo luteo endoemorragico o una cisti luteinica in una paziente asintomatica, è sufficiente un monitoraggio ecografico in quanto spesso si tratta di fenomeni funzionali autolimitanti che si risolvono spontaneamente con le mestruazioni senza richiedere alcun trattamento specifico. In questi casi, per controllare la sintomatologia dolorosa può essere sufficiente la prescrizione di farmaci analgesici.
Nelle pazienti sintomatiche con sospetta torsione ovarica o corpo luteo emorragico con emoperitoneo, è indicato il trattamento chirurgico che, solitamente, è di natura mininvasiva (laparoscopico). In particolare, il trattamento della torsione ovarica consiste nella detorsione dell’ovaio ed eventuale asportazione della cisti con lo scopo di preservare la funzionalità ovarica.
Nel quadro di corpo luteo emorragico con emoperitoneo, il trattamento può essere conservativo se la paziente è asintomatica, i valori di emoglobina sono stabili e in assenza di emoperitoneo massivo. Altrimenti è necessario un intervento chirurgico laparoscopico con lo scopo di drenare il sangue nella cavità addominale e arrestare il sanguinamento ovarico conservativamente per preservarne la funzionalità.
“A prescindere dal tipo di risoluzione, spontanea o chirurgica - conclude Schimberni -, nel follow-up delle pazienti affetti da queste condizioni è consigliata una terapia farmacologica ovarostatica (la comune pillola) con lo scopo di mettere a riposo le ovaie e prevenire la recidiva”.