La gestione del paziente oncologico nella fase post terapia: cosa facciamo in San Raffaele

PUBBLICATO IL 07 FEBBRAIO 2024

È noto come molte persone, una volta terminata la fase delle cure attive in ambito oncologico, possano sentirsi confuse e disorientate. Gli esiti di un percorso terapeutico favorevole dopo una diagnosi di tumore possono essere diversi e affrontati in maniera altrettanto differente da ciascun individuo. Per questo risulta fondamentale che, soprattutto in questa fase, la persona non si senta sola e abbandonata, ma presa per mano e accompagnata nell’affrontare questo capitolo della loro vita arduo, ma non impossibile. 

Ed è a questo proposito che, nell’ambito del Cancer Center dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, nasce l’ambulatorio multidisciplinare Life After Cancer, dove con una valutazione integrata internistica, con screening nutrizionale e psicologico, si è in grado di riaccogliere una quotidianità non oncologica del paziente, riportando  l’attenzione sul piano della salute, oltre la malattia. 

Il dottor Giordano Pietro Vitali, medico internista, insieme alla professoressa Valentina Di Mattei e alla dottoressa Paola Taranto, psicologhe cliniche dell’Ambulatorio, ci parlano di come accogliere e gestire la persona oncologica a 360°, affiancandola passo dopo passo lungo il percorso di riabilitazione sia fisica sia psicologica, facendo una panoramica sul proprio ambito di intervento: internistico e psicologico.

 

Il punto di vista del medico internista

“Può capitare in maniera del tutto inattesa che una persona si senta chiamare ‘paziente’. Le motivazioni che, innanzitutto, vengono alla mente per cercare di spiegare l’accaduto possono essere le più disparate - spiega il dr. Vitale -.

Non infrequentemente, la causa della transizione del sostantivo è la comparsa di un nemico. Un nemico chiamato tumore. Da quel momento, tutta la vita del paziente e della famiglia ruota attorno a un unico obiettivo: vincere una guerra caratterizzata da piccole battaglie quotidiane, incentrate sulla lotta contro questo nemico potenzialmente fatale. 

Diventa, quindi, una quotidianità monotematica, dove tutto è orientato alla definizione del timing del trattamento, alla determinazione di quei pochi esami del sangue che vengono richiesti per rendere possibile la somministrazione della terapia in atto, sia essa radioterapia, chemioterapia, immunoterapia o terapia biologica, dimenticando quello che di tutto il resto della fisicità e della salute del corpo ne resta

Solo alla fine definitiva della guerra, con raggiungimento della vittoria, ovvero della guarigione, il paziente ricomincia a mettere il proprio fisico, la propria salute, la propria quotidianità in una realtà non più dominata da un univoco obiettivo, ovvero la cura del nemico. Ecco quindi che tornano a essere imprescindibili aspetti che prima erano stati messi momentaneamente in secondo piano:

  • la qualità di vita;
  • la cura del proprio corpo;
  • l’attenzione a dettagli molto importanti dal punto di vista medico (es. peso, attività fisica, controllo della pressione arteriosa, controllo di colesterolo e trigliceridi, la rimessa a fuoco di comorbidità precedentemente presenti).

Per queste persone è molto complicato trovare un percorso loro dedicato che possa riequilibrare a 360° la loro quotidianità. Ecco quindi la necessità di reintrodurre la persona in un ambiente di controllo medico internistico che abbia come scopo quello della riconsiderazione dello stato di benessere della persona, considerando ogni sfera di interesse clinico

Ed è proprio per rispondere a queste esigenze che è nato l’ambulatorio multidisciplinare del Life After Cancer, una realtà in grado di porre nuovamente l’attenzione, come detto, su tutte quelle condizioni messe per necessità in secondo piano durante il periodo di cura oncologico, offrendo percorsi diagnostici, di follow-up e terapeutici per il riottenimento di un buon grado di salute nell’ottica di una normalità post-guarigione”.

 

Il punto di vista dello psicologo clinico

“Se è vero che il momento della diagnosi iniziale può rappresentare un vero e proprio shock, un momento di rottura con la propria quotidianità e con l’immagine di persona ‘sana’, e che il momento delle cure oncologiche comporta sfide fisiche e psicologiche molteplici - spiega la prof.ssa Di Mattei -, è altrettanto vero che la fase di transizione tra le cure oncologiche e il periodo di follow-up rappresenta un altro momento cruciale per la persona, carico di complessità emotiva. 

Da un lato ci si riappropria della propria quotidianità, ma dall’altro ci si trova a fare i conti con la difficoltà di integrare un’immagine di sé diversa rispetto alla persona che si riteneva di essere prima della malattia, talvolta anche con un corpo diverso, che fatica a stare al passo con i ritmi precedenti la malattia.”

“Il quadro psicologico di chi vive questo periodo può essere segnato da diversi stati d’animo, che possono rimanere sopiti durante il periodo di cura, in quanto le proprie energie sono spesso incentrate sul ‘fare’, sull’aderire e partecipare al percorso terapeutico – approfondisce la dr.ssa Taranto -. Tra questi possono presentarsi:

  • rabbia o tristezza, causate dalla difficoltà nel dare un senso e integrare la malattia nel proprio vissuto;
  • senso di solitudine o abbandono, a fronte della riduzione della frequenza del rapporto con i medici e con la rete di sostegno che ha accompagnato il paziente verso la guarigione;
  • ansia, generata dalla paura di una ricaduta e dalle sfide poste dal ritorno alla ‘normalità’.

L'ospedale e il team medico, durante il trattamento, offrono un sostegno e una sicurezza che, una volta terminato il percorso curativo, possono lasciare un senso di incertezza e timore per la propria salute non più sotto monitoraggio continuo. In alcuni casi può presentarsi la sensazione di avere perso parte della propria autonomia, perché ci si confronta con un corpo più fragile che, a causa degli effetti della terapia, può avere difficoltà a portare avanti attività prima considerate ordinarie”.

Talvolta, queste preoccupazioni possono configurarsi: 

Per questo, è importante accorgersi di avere bisogno di un supporto e non esitare a contattare uno specialista che sappia accogliere, comprendere e gestire questi vissuti. 

L'accesso a un adeguato supporto psicologico diventa vitale per costruire un nuovo equilibrio, elaborando emotivamente l'esperienza della malattia, integrandola nella propria vita e favorendo un adattamento duraturo; per favorire l’accesso a questo tipo di percorso e l’eventuale riconoscimento di un bisogno, un primo colloquio con la figura dello psicologo è integrato all’interno dell’ambulatorio Life After Cancer”, concludono le psicologhe cliniche.

Cura e Prevenzione Cancer Center