Curare il tumore alla prostata con la terapia focale mediante elettroporazione irreversibile (IRE)

PUBBLICATO IL 29 APRILE 2024

Ad oggi lo standard di trattamento per il tumore prostatico a rischio intermedio è rappresentato dalla prostatectomia radicale o dalla radioterapia. Tuttavia, queste 2 opzioni possono essere talvolta gravate da un rischio di effetti indesiderati a lungo termine come l’incontinenza urinaria e/o la disfunzione erettile. 

Il dott. Armando Stabile, Urologo presso il Dipartimento di Urologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, diretto dal Prof. Francesco Montorsi, descrive un nuovo trattamento - la terapia focale mediante elettroporazione irreversibile (IRE) - che permette di controllare la malattia riducendo gli effetti collaterali legati a terapie più radicali. 


Il concetto di terapia focale 

Negli ultimi anni, grazie all’introduzione della risonanza magnetica multiparametrica della prostata e delle biopsie prostatiche mirate con tecnica fusion, è possibile identificare con precisione la zona della prostata affetta da tumore. Questo ha aperto le porte al concetto di terapia focale mediante la quale è possibile trattare esclusivamente la zona di prostata affetta da tumore, salvaguardando il tessuto circostante e le strutture nobili deputate alla funzionalità erettile e alla continenza urinaria. 

Questo trattamento consente, inoltre, il controllo oncologico della malattia tumorale prostatica e una riduzione degli effetti collaterali legati a terapie radicali come la prostatectomia o la radioterapia.  

 

Cos'è la terapia focale mediante elettroporazione irreversibile e per chi è indicata

“La terapia focale mediante elettroporazione irreversibile (IRE) rappresenta un approccio mirato e minimamente invasivo per il trattamento del tumore prostatico - spiega il dr. Stabile -. A differenza della prostatectomia radicale, in questa procedura la prostata non viene rimossa chirurgicamente. Diversamente, viene trattata solamente la parte specifica del tessuto prostatico affetta da tumore, risparmiando le strutture sane circostanti e garantendo risultati funzionali eccellenti

Questo trattamento è indicato per pazienti con tumore prostatico a rischio intermedio limitato a un solo lato (o lobo) della ghiandola”.

 

Come funziona

L'elettroporazione irreversibile impiega impulsi elettrici ad alto voltaggio per provocare un'ablazione non termica del tessuto tumorale nella prostata. Questi impulsi alterano la permeabilità delle membrane cellulari, inducendo il processo di apoptosi (la morte programmata delle cellule).

Questo intervento viene eseguito in anestesia generale con approccio transperineale. “La zona prostatica da trattare viene identificata mediante l’utilizzo di una sonda ecografica transrettale in real time - continua lo specialista -.

A livello dell’area della prostata interessata da tumore, vengono posizionati dai 2 ai 6 elettrodi deputati all’erogazione di impulsi elettrici, calibrati in base alle caratteristiche cliniche del tumore. Al termine del trattamento, gli elettrodi vengono rimossi e viene posizionato un catetere vescicale, che verrà poi rimosso dopo 5 giorni.

La durata del trattamento varia a seconda delle caratteristiche del paziente e del tumore, ma in genere non supera i 60 minuti totali. Il paziente viene generalmente dimesso il giorno successivo alla procedura. 

Il follow-up comprende:

  • una risonanza magnetica multi-parametrica della prostata a circa 12 mesi;
  • il monitoraggio dei livelli di PSA, in collaborazione con l'urologo curante.”

 

I vantaggi dell’intervento

Questo tipo di intervento presenta molteplici vantaggi. Tra questi:

  • evitare interventi di chirurgia maggiore;
  • evitare il trattamento dell'intera ghiandola prostatica (prostatectomia radicale/radioterapia);
  • riduzione del ricovero ospedaliero;
  • riduzione del rischio di incontinenza urinaria e disfunzione erettile.

 

Gli studi che dimostrano l’efficacia dell’elettroporazione irreversibile

L’efficacia oncologica dell’elettroporazione irreversibile è stata descritta in numerosi studi retrospettivi e prospettici. In particolare, in un recente studio condotto da Scheltema M.J. e colleghi pubblicato sul British Journal of Urology International su una popolazione di 229 pazienti sottoposti a IRE per tumore prostatico, gli autori mostrano come:

  • il rischio di fallimento della terapia a 5 anni è di circa il 16%;
  • dopo 5 anni di follow-up solo il 17% dei pazienti è andato incontro a un trattamento radicale (prostatectomia o radioterapia);
  • la sopravvivenza a 5 anni è stata del 100%.

“Ottimi sono stati inoltre i risultati funzionali - conclude il dr. Stabile-. Infatti, più del 95% dei pazienti ha conservato la continenza urinaria, mentre solo circa il 10% dei pazienti ha manifestato un peggioramento della propria potenza sessuale”.

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