Perché viene e come alleviare il dolore all'anca

PUBBLICATO IL 17 OTTOBRE 2022

Il dolore all’anca è un problema molto diffuso, perché interessa una delle articolazioni più sollecitate del nostro corpo. Col tempo può diventare invalidante, alterando la capacità del paziente di camminare, fare le scale, praticare sport, svolgere le proprie attività quotidiane.

Spesso il dolore è causato da una malattia degenerativa, l’artrosi, che in fase avanzata trova una possibile soluzione grazie a interventi di chirurgia protesica mirati a salvaguardare in primis la qualità di vita del paziente. Ne parliamo con il dott. Francesco Verde, primario di Chirurgia Protesica Mininvasiva e Robotica di Anca e Ginocchio presso IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.

 

Perché fa male l’anca?

La causa più comune del dolore all’anca è l’artrosi, un processo degenerativo che si manifesta alterando la capacità dell’articolazione di svolgere la sua attività principale: ruotare e muoversi in tutti i piani dello spazio. 

L’artrosi, infatti, colpisce la cartilagine articolare dell’anca, usurandola progressivamente tanto da farle perdere la propria capacità di mantenere l’estensione completa. In questo modo, il soggetto tenderà a flettere il busto e piegare le ginocchia, adottando una posizione inarcata in avanti.

Anche la necrosi della testa del femore è una causa primaria di dolore all’anca. Questa patologia non ha una genesi chiara, ma se non viene correttamente curata può portare a:

  • perdita della mobilità articolare;
  • aumento del dolore
  • conseguente necessità chirurgica. 

Il dolore all’anca nei giovani adulti può essere causato anche dal cosiddetto conflitto femoro-acetabolare, un'alterazione strutturale del femore e/o dell'acetabolo che finisce per danneggiare le componenti articolari dell’articolazione.

 

Artrosi: perché viene e chi è più a rischio

Traumi quali frattura del femore e del bacino, incidenti sportivi e livelli eccessivi di sport ad alto impatto per le articolazioni (pallavolo, basket, sci) sono cause secondarie di artrosi, non prevedibili, che possono portare ad una precoce insorgenza della patologia, che si sarebbe comunque presentata in età più avanzata. 

Esistono, inoltre, altre patologie che accelerano l’evoluzione artrosica comportando una precoce comparsa della patologia artrosica in età giovanile quali, per esempio, la displasia dell’anca, il morbo di Perthes e l’epifisiolisi che, però, oggi vengono diagnosticate e trattate precocemente grazie ad uno screening molto accurato.

I soggetti più a rischio sono gli adulti e gli anziani, poiché è in questa fascia di età che fisiologicamente si inizia ad instaurare il processo artrosico. 

 

Il dolore all’anca come sintomo dell’artrosi 

Il primo sintomo dell’artrosi è il dolore all’anca che si presenta costantemente quando il paziente cammina, fa le scale, muove l’articolazione, ma anche nei cosiddetti ‘passaggi posturali’, in cui cambia posizione, si alza dalla sedia, si allaccia le scarpe.
L’anca può fare male anche quando si è sdraiati a letto: la posizione supina, infatti, pur non comportando carico per l’articolazione, può dare fastidio durante i movimenti nel sonno.

Nel momento in cui insorge, l’artrosi causa un dolore di tipo altalenante, saltuario, che diventa poi costante quando l’articolazione si usura e l’anca, a causa di un meccanismo fisiologico di difesa, tende a diventare rigida. È proprio questo il motivo per cui in qualche caso il paziente con artrosi dell’anca giunge alla valutazione dell’ortopedico riferendo dolore al ginocchio, esteso anche alla parte anteriore della coscia, o male alla schiena

 

Curare l’artrosi: farmaci o chirurgia?

L’artrosi è una patologia evolutiva cronica che progredisce in 3 fasi: iniziale, moderata e severa

Il punto di partenza per la diagnosi è la visita ortopedica, che consente al medico di valutare il singolo caso e prescrivere accertamenti strumentali (RX, RMN) per conoscere il grado di severità della patologia.

Nella fase iniziale e moderata, la terapia suggerita è di tipo conservativo e prevede trattamenti medici, terapie fisiche e infiltrazioni

Superata la fase moderata, l’indicazione di trattamento diventa di tipo chirurgico. In passato questa indicazione veniva suggerita come ultima ratio, oggi grazie all’impiego di tecniche chirurgiche avanzate e protesi con prospettiva di durata più lunga, l’indicazione chirurgica è anticipata.

 

Protesi anca: come si svolge l’intervento 

L’intervento di protesi di anca viene definito da molti ‘intervento del secolo’, è ormai considerato di routine ed ha un indice di riuscita molto alto al netto di un minimo tasso di complicanze.

Durante l’intervento il chirurgo sostituisce l’articolazione con un impianto in titanio, inserito nella testa del femore, che ha l’obiettivo di ricostruire la corretta geometria articolare, affinché il paziente possa percepire l’anca nella maniera più naturale possibile. 

L’intervento si effettua in anestesia spinale, dura meno di 1 ora e viene effettuato con tecnica tradizionale oppure mediante l’utilizzo di un robot che consente la perfetta esecuzione di quanto programmato dal chirurgo.

Post intervento

Dopo poche ore dall’intervento, il paziente viene già aiutato a rimettersi in piedi e a deambulare

Nei giorni seguenti, sempre affiancato dal personale, viene assistito nello svolgimento delle attività quotidiane in modo che l’articolazione riprenda a lavorare correttamente.  

Una volta rieducato ad essere minimamente autonomo può essere dimesso, solitamente tra la seconda e la terza giornata dopo l’intervento, con l’ausilio delle stampelle.

 

Cosa mi aspetta dopo l’intervento?

Il percorso riabilitativo dura mediamente 3/4 settimane, durante le quali il paziente impara ad essere autonomo nei movimenti nell’ottica di riprendere a eseguire la maggior parte delle proprie attività quotidiane.

Dopo 2/4 settimane è possibile togliere le stampelle, in base alla risposta individuale all’intervento.

La durata di una protesi di anca impiantata correttamente è di 20/25 anni.

 

L’intervento di protesi di anca presenta rischi e complicanze?

Le complicanze più frequenti dell’intervento di protesi all’anca sono: 

  • mobilizzazione dell’impianto, che si verifica nei casi in cui la protesi viene impiantata in modo non ottimale; 
  • infezioni
  • instabilità dell’impianto.

Il materiale della protesi, il titanio, è generalmente ben tollerato dai pazienti e non presenta rischi di complicanze post-intervento.

 

È possibile eseguire l’intervento su entrambe le anche?

Quando l’artrosi è bilaterale è importante che il chirurgo valuti il grado di usura di entrambe le anche. Se la discrepanza del difetto è ampia, l’intervento viene effettuato in 2 momenti distinti, privilegiando l’articolazione più danneggiata.

Se invece le anche hanno lo stesso grado elevato di artrosi, è possibile un intervento simultaneo, con un recupero della funzionalità leggermente più lungo nella prima settimana dopo l’intervento, ma con uno straordinario risultato finale che non comporta un aumentato rischio di complicanze.

In questo secondo caso il paziente deambulerà in modo ottimale, poiché le articolazioni dopo l’intervento risultano immediatamente riportate alla simmetria.

 

Perché operarsi all’IRCCS Ospedale San Raffaele

L’IRCCS Ospedale San Raffaele assicura al paziente una presa in carico a 360 gradi dalla diagnosi all'intervento chirurgico, avvalendosi della specifica esperienza e competenza dell’Équipe di Chirurgia Protesica Mininvasiva e Robotica di Anca e Ginocchio che vanta grande expertise, alti volumi trattati e innovative tecniche mininvasive in ambito chirurgico ortopedico. 

L’expertise permette di avviare trattamenti bilaterali simultanei e bifocali (anca + ginocchio) in un percorso fast track, che permette al paziente il rientro al proprio domicilio in terza giornata post-operatoria con il minimo discomfort. 

Grazie al supporto del reparto di Riabilitazione con Fisioterapisti dedicati, Medici di Medicina Riabilitativa altamente specializzati in patologia motoria e un servizio di Telemedicina, il paziente viene accompagnato anche nella fase post-operatoria, a garanzia di una ripresa rapida delle proprie attività e di un aumento della propria qualità di vita.

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