Baby blues, cos‘è e perché è diverso dalla depressione post partum
PUBBLICATO IL 31 OTTOBRE 2022
La nascita di un bambino è un evento tipicamente associato ad un ideale di felicità, soddisfazione e gioia per i genitori, tanto da sembrare a molti impossibile che una neomamma non possa sentirsi pienamente felice.
In realtà, appena dopo la nascita, la donna si trova ad affrontare un cambiamento radicale della propria vita, accompagnato da un forte stress fisico e psicologico che può determinare instabilità, tristezza e senso di inadeguatezza che possono impedirle di avere immediatamente una connessione emotiva con il proprio bambino.
Come fare però a riconoscere la fisiologica ‘malinconia’ post parto, il cosiddetto ‘baby blues’, da una forma depressiva vera e propria, la depressione post partum? Ne parliamo con la Prof.ssa Cristina Colombo, primario dell’Unità Disturbi dell’Umore dell’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro.
Baby blues: di cosa si tratta?
Il baby blues o maternity blues (dove ‘blues’ sta per malinconia) è una condizione para fisiologica transitoria e reversibile cui la donna va incontro nella settimana successiva al parto in circa il 70/80% dei casi, determinata principalmente dai cambiamenti ormonali tipici del post-partum.
I sintomi del baby blues
Tra i sintomi del baby blues rientrano reazioni emotive molto vistose da parte della mamma, quali:
- pianto improvviso e immotivato;
- umore instabile;
- sensazione di inadeguatezza;
- tristezza non giustificata;
- irritabilità.
Quanto durano
È importante sottolineare che questi disturbi hanno 2 caratteristiche ben precise: insorgono appena dopo l’evento del parto (tendenzialmente nei 3/4 giorni successivi) e sono transitori, cioè durano da pochi giorni fino ad un massimo di 1 o 2 settimane.
Il baby blues infatti è assolutamente reversibile, scomparendo una volta che l’equilibrio ormonale della donna si è riassestato.
Niente paura, se ne va! Come?
I sintomi della ‘baby blues’, in genere, hanno un’evoluzione naturale positiva, migliorando gradualmente fino a scomparire.
Non essendo una malattia non è necessario ricorrere a terapie specifiche, ma può essere d’aiuto farsi ‘coccolare’ da chi è vicino, in modo da sentirsi sostenute in questo momento delicato. Il partner e gli affetti della neomamma possono in questo senso darle una mano, fornendole rassicurazione, ascolto e supporto e perché no, aiuto nella gestione quotidiana del piccolo e della casa.
Anche se il piccolo monopolizza a tutti gli effetti l’attenzione, prendersi cura di sé ritagliandosi momenti di tranquillità e riposo può contribuire ad alleviare la malinconia e alleggerire la pesantezza delle difficoltà iniziali.
Baby blues e depressione post partum: differenze e quando chiedere aiuto
Non sempre la neomamma in difficoltà chiede aiuto: a volte, infatti, può essere imbarazzata a parlare del proprio stato d'animo, sentendosi ‘in difetto’ rispetto alla sua condizione.
Per questo, è fondamentale prestare attenzione a tutti i segnali di disagio che si percepiscono nella donna, in modo da distinguere il fisiologico baby blues dalla depressione post partum.
Contattare il medico o cercare aiuto quando il malessere:
- insorge circa 1 mese dopo il parto, a volte coincidente con il ritorno del ciclo mestruale;
- interferisce con le attività quotidiane, comprese quelle di cura di sé e del bambino;
- è persistente e dura oltre 2 settimane;
- non sembra migliorare, anzi, peggiora.
La depressione post-partum, infatti, è una vera e propria forma di depressione, da sottoporre tempestivamente all'attenzione dello specialista. Se individuata, può essere curata e guarita, ma se viene trascurata può portare a pensieri o comportamenti pericolosi per la vita.