Malattie Rare

Sindromi Mielodisplastiche

ern-eurobloodnet

Cosa sono

Le sindromi mielodisplastiche (chiamate anche mielodisplasie, MDS) sono malattie del sangue causate da un’anomalia delle cellule staminali presenti all'interno del midollo osseo

Nelle sindromi mielodisplastiche una delle cellule staminali mieloidi del midollo osseo subisce delle modifiche al DNA che la danneggiano. La cellula staminale danneggiata si moltiplica, producendo cellule con una struttura anormale (displastiche), che non riescono a completare la propria maturazione per diventare cellule del sangue, o comunque non riescono a sopravvivere a lungo. Questo causa un impoverimento del sangue, che rimane sprovvisto di globuli rossi, globuli bianchi e/o piastrine.

Le cellule patologiche dei pazienti affetti da MDS contengono spesso delle mutazioni genetiche, che possono interessare grandi frammenti di DNA chiamati cromosomi (cromosomi 5, 7 o 20 mancanti o danneggiati, presenza di un cromosoma 8 aggiuntivo) o porzioni di DNA più piccole, chiamate geni (SF3B1, TET2, SRSF2, ASXL1 o TP53).

Non sono ancora conosciute le cause delle sindromi mielodisplastiche anche se le probabilità di sviluppare queste patologie aumentano con l'avanzare dell'età e con l'esposizione ad agenti esterni tossici.

Ogni anno in Europa a circa 1 persona ogni 12.500 abitanti viene diagnosticata una sindrome mielodisplastica. Ma la malattia colpisce soprattutto le persone anziane: sopra i 70 anni, si ammala ogni anno circa 1 persona ogni 3.000 abitanti, mentre è molto rara al di sotto dei 60 anni.

Classificazioni e sistemi prognostici

Le sindromi mielodisplastiche sono un gruppo di malattie molto eterogenee per comportamento clinico e biologico e che quindi necessitano di una classificazione che sia in grado di identificare pazienti con caratteristiche e prognosi simili

Le classificazioni sono peraltro continuamente aggiornate in base alle conoscenze più recenti. La classificazione attualmente in vigore è quella dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) revisionata nel 2016. Essa si basa sul numero di cellule immature (blasti) presenti nel midollo osseo, sulla valutazione della displasia (cioè inadeguata maturazione) a livello midollare e sulla presenza di anomalie citogenetiche peculiari.

I sistemi prognostici (in grado di predire il decorso della malattia) più utilizzati nelle sindromi mielodisplastiche sono il WPSS (WHO classification based Prognostic Scoring System), l'IPSS (International Prognostic Scoring System) e l’IPSS-R (International Prognostic Scoring System Revised). Questi sistemi permettono di classificare i pazienti in diversi gruppi di rischio con aspettative di vita e rischio di progressione in leucemia mieloide acuta (LMA) significativamente diverse.

Come si riconoscono

Si tratta di malattie con un’insorgenza che può non essere immediatamente evidente. In genere l’attenzione del medico viene sollecitata a seguito della rilevazione di uno stato di anemia che può essere asintomatico per un tempo dipendente dalla velocità con cui la malattia si espande e la capacità di adattamento dell’organismo alla diminuzione di emoglobina.

Oltre allo stato di anemia possono essere evidenti alla diagnosi anche neutropenia e trombocitopenia grave, che si presenta con manifestazioni emorragiche cutanee (petecchie, ecchimosi o ematomi). 

Prima di poter confermare una diagnosi di sindrome mielodisplastica, bisogna accertarsi che l'anemia e la citopenia non siano dovute ad altre cause. Una volta escluse cause secondarie si procede alla valutazione midollare, che consente di definire con esattezza da quale sindrome mielodisplastica il paziente è affetto.

Di seguito gli esami necessari per una diagnosi completa:

  • l'emocromo: consente di quantificare i vari tipi di cellule presenti nel sangue;
  • il dosaggio dell’eritropietina (EPO): aiuta a scegliere il trattamento più efficace per l’anemia;
  • l'osservazione al microscopio delle cellule del sangue e del midollo osseo: permette di identificare le cellule con alterazioni strutturali (displastiche), le cellule immature (blasti) e i sideroblasti ad anello;
  • l'immunofenotipo: permette di caratterizzare le proteine presenti nelle cellule patologiche;
  • l'analisi citogenetica dei cromosomi: serve a individuare le alterazioni cromosomiche presenti nelle cellule patologiche, che influenzano in maniera determinante l'evoluzione della malattia;
  • le analisi del DNA: permettono di stabilire se tutte le cellule patologiche derivano da una sola cellula staminale danneggiata (clonalità);
  • l’esame istologico: può permettere di escludere cause di citopenia diverse dalle MDS (aplasie midollare, disordini linfoproliferativi, etc.) e fornisce informazioni sulla distribuzione e percentuale della quota blastica, oltre alla cellularità (forme ipoplasiche) e alla fibrosi midollare.

Come si curano

Prima di iniziare un trattamento, i pazienti affetti da sindromi mielodisplastiche vengono sottoposti a un periodo di osservazione, specialmente se si tratta di persone anziane o in condizioni di salute non buone, o se ci sono delle incertezze riguardo alla diagnosi. 

In ogni caso, si inizia il trattamento solo quando compaiono i sintomi causati dall'anemia o dalla carenza di globuli bianchi e piastrine. 

La scelta della terapia da utilizzare dipende dalle caratteristiche del paziente (età, condizioni di salute) e della malattia (sistemi di valutazione IPSS e WPSS). 

Sulla base di queste valutazioni le terapie possono variare da un’osservazione periodica del paziente, alla sola terapia di supporto, a farmaci ipometilanti, fino alla chemioterapia intensiva e al trapianto di cellule staminali da donatore. 

Esistono inoltre numerosi studi clinici sulle MDS, partecipare a una sperimentazione permette al paziente di accedere a terapie che altrimenti non potrebbero essere utilizzate.

Contatti

Bernardi Massimo

E-Mail: bernardi.massimo@hsr.it

Telefono: 02-26433903 o 2988