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Cos’è la sindrome del bambino scosso e quali conseguenze provoca

PUBBLICATO IL 25 GIUGNO 2025

La Shaken Baby Syndrome (SBS) è una delle forme più gravi di maltrattamento fisico del neonato e del lattante. Rappresenta la prima causa di morte per abuso ai danni di bambini generalmente sotto i 2 anni di vita e consiste nel violento scuotimento del bambino con conseguenze anche molto gravi, quali trauma cerebrale e complicanze neurologiche.

Abbiamo approfondito il tema con la dottoressa Antonella Poloniato, pediatra neonatologa e coordinatrice dell’Area Neonatologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.

 

Cos’è la shaken baby syndrome

La Shaken Baby Syndrome (SBS) rientra nella più ampia categoria dell’Abusive Head Trauma, come definito nel 2009 dalla American Academy of Pediatrics, per sottolineare come non solo lo scuotimento, ma anche un impatto traumatico, o la combinazione di entrambi i meccanismi, possano essere alla base di tale patologia.

La sindrome del bambino scosso accade, infatti, quando il bambino tenuto per il tronco viene vigorosamente scosso: conseguentemente, il capo subisce rapidi movimenti di rotazioni e, per le sue grandi dimensioni e una muscolatura del collo ancora inadeguata, il contenuto della cavità del cranio o encefalo va incontro a rapida accelerazione e decelerazione. 

Il trauma contusivo contro la scatola cranica causa lesione dei nervi e rottura dei vasi sanguigni ed emorragie.

 

A che età si manifesta il picco di incidenza di questo fenomeno

Il picco di incidenza della SBS si ha tra le 2 settimane e i 6 mesi di vita, periodo di massima intensità del pianto del lattante. A quell’età il bambino non ha ancora il controllo del capo perché i muscoli del collo sono deboli, la testa è pesante rispetto al corpo e il cervello, di consistenza gelatinosa, se scosso si muove all’interno del cranio.

 

Cause e fattori scatenanti di questa “sindrome” 

Il pianto difficilmente consolabile, "non tollerato" dai genitori o, più raramente, da altre figure che accudiscono il bambino, è il fattore scatenante prevalente; molto spesso, infatti, i genitori arrivano a questi gesti estremi perché già fortemente provati dalla stanchezza, sentendosi inadeguati a risolvere le cause del pianto, senza una chiara consapevolezza di poter causare gravi danni al piccolo.

Esistono altri fattori di rischio, riportati dalla letteratura, per il verificarsi della SBS:

  • giovane età della mamma;
  • nucleo domestico mono-parentale; 
  • scarsa spaziatura tra le nascite;
  • neonato pretermine;
  • stato depressivo dei genitori;
  • disagio socioeconomico della famiglia;
  • utilizzo di sostanze d'abuso;
  • basso livello culturale;
  • precedenti episodi di maltrattamenti in famiglia.

 

Perché scuotere un bambino è pericoloso

Scuotere i bambini è sempre pericoloso, in particolar modo per quelli sotto l’anno di età che sono più a rischio di subire lesioni. La struttura dell’organismo del lattante, infatti, è caratterizzata da elementi che contribuiscono alla sua vulnerabilità:

  • il capo è pesante ed è più grande rispetto al resto del corpo e viene controllato a fatica;
  • i lattanti hanno un cervello ancora in via di sviluppo e più vulnerabile all’insulto;
  • esiste una notevole differenza in termini di dimensioni e di forza tra il bambino e chi lo scuote.

 

Diagnosi: i “campanelli d’allarme” a cui prestare attenzione 

Tutti i seguenti sintomi e segni possono essere un “campanello d’allarme”, per i clinici, per sospettare la SBS: 

  • letargia/diminuzione del tono muscolare o sonno prolungato;
  • estrema irritabilità, pianto lamentoso o inconsolabile;
  • riduzione dell’appetito, scarsa alimentazione o vomito senza un apparente motivo;
  • comparsa di lividi da afferramento, su braccia o torace;
  • assenza di sorrisi o di vocalizzi;
  • suzione e deglutizione scarse;
  • rigidità o cattiva postura;
  • difficoltà respiratorie;
  • riduzione del livello di coscienza;
  • convulsioni/crisi;
  • capo e fronte più grandi del normale (aumento della circonferenza cranica disarmonico rispetto a peso e altezza);
  • fontanella anteriore di aspetto bombato o pulsante;
  • difficile controllo del capo;
  • difficoltà/incapacità di agganciare lo sguardo e seguire movimenti e differente grandezza delle pupille.

 

Conseguenze e danni provocati dalla sindrome del bambino scosso

Le conseguenze a lungo termine della SBS dipendono dalla sua gravità e dall’entità delle lesioni che il trauma ha determinato sul sistema nervoso centrale del neonato. Sono state rilevate, infatti, a seconda della gravità dei casi: 

  • disabilità fisiche (uditive, del linguaggio, della vista);
  • disturbi dell’apprendimento;
  • disabilità neuromotorie;
  • disabilità cognitive; 
  • ritardo mentale; 
  • disturbi comportamentali; 
  • nei casi più gravi, paralisi cerebrali, epilessia e morte.

 

Comportamenti da evitare e consigli per i genitori

La Società Italiana di Neonatologia, in collaborazione con Terre des Hommes, si è fatta portavoce di una campagna di sensibilizzazione verso questa importante tematica, ricordando come il pianto sia l’unico strumento che il neonato ha per comunicare

I motivi per cui un neonato piange sono i più variabili: fame, sonno, caldo, freddo, bisogno di essere cambiato, di coccole e di un contatto fisico per essere rassicurato; è importante, però, tenere a mente che non bisogna mai scuoterlo per calmarlo. 

Qualche consiglio per i genitori o i caregivers del bimbo:

  • assicurarsi che non ci sia nessun problema evidente (pannolino pulito, fame o freddo);
  • assicurarsi che non vi siano segni di malattia, come febbre o gonfiore, e che nulla causi dolore;
  • parlare, cantare con il proprio bambino. A volte, i bimbi apprezzano i rumori “bianchi” come quelli di aspirapolvere, asciugatrici, asciugacapelli o ventilatori;
  • offrire al bambino un giocattolo o un ciuccio;
  • allattare al seno o proporre il biberon;
  • avvolgere (Swaddling) il bambino o dondolarlo;
  • uscire all’aperto per una passeggiata o un giro in auto;
  • chiedere aiuto a un amico, un collega, un vicino o un familiare, in modo da prendersi una pausa;
  • se nessuno è disponibile a sostituire il genitore o il caregiver, mettere il ​ bambino al sicuro nella culla e lasciare la stanza per qualche minuto, in attesa di calmarsi.

 

Quando è opportuno chiamare il pediatra in caso di pianto persistente

È importante monitorare la salute del proprio bambino mediante le visite filtro presso il pediatra. Il pianto persistente e inconsolabile è normale tra le 2 settimane e i 5 mesi di età, ma è consigliabile chiamare il medico se il neonato appare diverso dal solito o mostra uno di questi sintomi aggiuntivi:

  • febbre superiore a 38 c° o più elevata; 
  • aumento del pianto quando il bambino viene mosso o preso in braccio;
  • vomito o rifiuto di alimentarsi o di bere per 8 ore; 
  • aree di gonfiore visibili sul corpo;
  • aspetto diverso da quello usuale o scarso accrescimento;
  • cambiamenti nelle feci. 

Qualunque altro dubbio, da parte dei genitori, deve essere valutato dal pediatra.

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