Alimentazione con latte di formula: quel che devi sapere
PUBBLICATO IL 24 OTTOBRE 2023
*(pagina aggiornata il 17 novembre 2023)
I consigli della neonatologa del San Raffaele per alimentare il neonato con latte di formula
Il latte materno è l’alimento naturale più completo che si possa fornire ad un neonato. La stessa OMS raccomanda alle madri di allattare esclusivamente al seno nei primi 6 mesi di vita perché crescano e si sviluppino in modo ottimale e godano di buona salute. Ma se una mamma decide di non allattare, per scelta o per impedimenti medici all’allattamento, è bene sostenerla nell’allattamento artificiale senza giudicarla e aiutarla a ricorrere all’alimentazione più adeguata al suo bambino.
Abbiamo approfondito il tema con la dottoressa Antonella Poloniato, pediatra neonatologa e coordinatrice dell’Area Neonatologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.
Differenze nutrizionali tra latte materno e latte di formula
Il latte materno è il latte naturale per la nostra specie, per i neonati e le neonate Homo Sapiens ed è dimostrato da numerosissime evidenze scientifiche che sia un alimento ad oggi ineguagliabile in termini di composizione: si adatta, infatti, alle diverse fasi di crescita e sviluppo del bambino, ma non solo, anche a condizioni contingenti come infezioni acute delle vie respiratorie e gastrointestinali.
Infatti, è composto non solo da proteine, lipidi e carboidrati in differenti forme, ma anche da cellule, ormoni e fattori di crescita, microRNA e molto altro. Le conoscenze sulla sua composizione si arricchiscono di anno in anno tanto che è da considerarsi un vero e proprio liquido biologico, un tessuto del nostro organismo estremamente duttile e capace di adeguarsi alle moltissime situazioni della vita.
Il latte ‘di formula’, conosciuto anche come latte artificiale, è un derivato modificato del latte vaccino, anche se ne esistono numerosi altri la cui fonte sono altri mammiferi (es. capra) o vegetali (es. soia). Viene prodotto:
- in liquido, sterile e pronto da utilizzare, ma con costi più elevati;
- in polvere, non sterile, con costi variabili, più contenuti rispetto alla formulazione liquida.
La composizione del latte di formula per l’infanzia è rigorosamente regolamentata in Europa e in Italia da strette normative (direttiva 06/141/CE e successive modificazioni; in Italia è regolamentata dal Decreto Ministeriale (DM) n. 82 del 9 aprile 2009 e successive modificazioni), basati sulle norme stabilite dal Codex Alimentarius prodotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dalla Food and Agriculture Organization (FAO) delle Nazioni Unite, che esprimono dei principi fondamentali non derogabili, quali l’impossibilità di aggiungere ingredienti alle formule lattee solo perché presenti nel latte materno. Per farlo, è necessaria una dimostrazione che l’ingrediente apporti benefici nutrizionali o altri vantaggi per la salute del bambino, senza causare danni.
I tipi di latte di formula
Il latte di formula viene comunemente distinto in:
- tipo 1 o di partenza (per lattanti da 0 a 6 mesi);
- tipo 2 o di proseguimento (per lattanti da 6 mesi all'anno di vita).
Esistono poi formule speciali, che devono essere prescritte dopo un’attenta valutazione dal Medico Pediatra. Sono indicate in casi più rari per neonati:
- nati pretermine con peso alla nascita < 2.000 grammi, non alimentati con latte materno;
- con intolleranze gravi alle proteine del latte vaccino, non alimentati con latte materno;
- affetti da malattie congenite che non possono metabolizzare zuccheri o proteine contenuti nei latti comuni e che necessitano di una alimentazione speciale.
Quando ricorrere al latte di formula
Si può pensare di ricorrere al latte di formula:
- per ragioni mediche, materne, che controindicano come alimento il latte materno. Sono veramente poche e sono riassunte in un documento dell’OMS “Ragioni mediche accettabili per l’uso di sostituti del latte materno” (WHO/FCH/CAH/09.01);
- per ragioni mediche, neonatali, che controindicano l’assunzione del latte materno per il bebè, estremamente rare e riguardano bambini il cui metabolismo non è capace di metabolizzare lo zucchero del latte (galattosio), che non riescono ad utilizzare aminoacidi ramificati e necessitano di una formula speciale senza isoleucina, leucina e valina o bambini affetti da fenilchetonuria, una situazione in cui un allattamento al seno è possibile sotto una stretta supervisione, ma in cui, diversamente, occorre una formula speciale senza fenilalanina;
- in caso di indisponibilità del latte materno, quando necessario. È il caso in cui esistano condizioni che lo rendono indisponibile, come malattie importanti o assunzione di farmaci citotossici (es. chemioterapici). Alcune malattie infettive quali, ad esempio, l’immunodeficienza acquisita, nei paesi occidentali controindica l’allattamento al seno. Temporaneamente indicata la sospensione anche nei casi di infezioni della mammella, di infezioni sistemiche (come la tubercolosi), oppure in seguito ad assunzione, da parte della madre, di sostanze tossiche;
- in seguito ad una scelta consapevole materna, dopo una attenta e consapevole valutazione da parte dei genitori e delle mamme. Gli operatori sanitari hanno la responsabilità di sostenere la famiglia nella gestione dell’alimentazione con formula, fornendo tutte le informazioni ed il sostegno necessari in modo che l’alimentazione del bambino sia accettabile, fattibile, abbordabile, sostenibile e sicura.
Più spesso l’alimentazione viene integrata con latte di formula semplicemente quando il latte materno non è disponibile, ma è comunque necessario iniziare la nutrizione come nel caso, ad esempio, dei neonati a rischio di ipoglicemia, di basso peso alla nascita e nei prematuri. In questi casi si attende che la produzione di latte aumenti e divenga adeguata alle necessità del bambino.
Latte di formula, coliche e disturbi gastrointestinali
È importante che l’alimentazione con latte di formula segua i segnali di fame del bambino: infatti, non sovra-alimentarlo è importante per:
- impedire una crescita eccessiva;
- evitare rigurgiti alimentari che potrebbero in modo erroneo essere interpretati come una patologia;
- favorire un regolare senso di fame e sazietà.
Per tale motivo è importante che la mamma abbia tutte le indicazioni necessarie su come preparare, somministrare e dosare il latte di formula, fin dalle prime ore di vita, sostenuta nel percorso dagli operatori sanitari.
Le ‘colichette gassose’ si possono verificare in circa il 15% dei neonati; è bene sottolineare che non è detto che si presentino e soprattutto che i bambini alimentati con formula debbano soffrirne.
Le evidenze scientifiche del perché si verifichino sono scarse, ma solo raramente la causa ha origine da una allergia alle proteine del latte vaccino, contenute nel latte formulato. In questo caso altri sintomi sono associati a mal di pancia e scarsa crescita, talvolta vomiti all’assunzione dei pasti e meno frequentemente presenza di sangue nelle feci, più o meno visibile.
Proprio perché nella maggioranza dei casi le colichette non hanno un’unica causa, è importante mantenere la calma e contenere, confortare il neonato, facilitando l’evacuazione dell’aria con massaggi circolari sul pancino. Se i dolori diventano molto duraturi e frequenti è importante confrontarsi con il Pediatra curante.
Con il latte di formula le feci del neonato diventano meno morbide, più pastose e di solito la frequenza è poche volte al giorno o a giorni alterni: ogni bambino comunque svilupperà un suo ritmo.
Allattamento al seno e latte di formula: è possibile affiancarli?
Questo binomio può rappresentare e presentarsi in un periodo di transizione, come quando si attende di tornare ad allattare esclusivamente il proprio neonato, ad esempio, nel caso di madri separate dal proprio bambino per motivi di salute, di neonati nati prematuri, neonati o madri che presentino o abbiano presentato un periodo difficile dopo il parto.
In attesa che il latte materno riesca a soddisfare le esigenze del proprio bambino, è possibile integrare con una formula senza mai dimenticare che la prima integrazione se disponibile è proprio il latte della mamma.
Sfatiamo inoltre un mito, una moda adesso in essere: è ormai dimostrato da numerosi studi che dare un biberon di latte di formula al bambino, prima che si addormenti, non aumenta la durata del sonno, soprattutto notturno.
“Noi pediatri consideriamo il latte di formula come un farmaco, e come tale lo prescriviamo, se necessario; se però viene utilizzato senza necessità o consapevolezza, potrebbe creare problematiche inutili nella madre e nel bambino (madre: mancato svuotamento del seno, ingorghi ect; bambino: stipsi, allergie, dolori addominali)” sottolinea la dottoressa.
Forma liquida o in polvere?
Entrambe le formulazioni di latte di formula si equivalgono dal punto di vista nutrizionale, ma non sotto il profilo dell’igiene. Il latte liquido è sterile e lo è fino all’apertura della confezione che deve essere conservata in frigorifero e consumata non oltre le 24 ore.
Come preparare il latte in polvere in sicurezza
A differenza di quanto si creda comunemente, la polvere di latte di formula non è di per sé sterile anche se contenuta in una confezione chiusa e potrebbe contenere microrganismi causa di patologie infettive, anche gravi, nel neonato e nel lattante. Per questo, è importante sapere la corretta modalità di preparazione e conservazione onde evitare rischi per il bambino, prestando attenzione all’elenco di nutrienti presenti nel latte formulato, dove sono riportate le corrette istruzioni per ricostituire in modo sicuro la polvere.
Negli ultimi anni, la sicurezza del latte in polvere è tornata prepotentemente all'attenzione dopo gli episodi di contaminazione microbiologica di alcune formulazioni. Il Ministero della Salute (DM 82/2009 che all'art. 9, comma 4; www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2779_allegato.pdf) ha avviato una serie di valutazioni tecniche che hanno confermato l'importanza di alcune raccomandazioni che, se rispettate, consentono di ridurre la possibilità di sviluppo della flora microbica (quella in grado di causare malattie) eventualmente già presente nella polvere ed evitare contaminazioni ambientali nella fase di ricostituzione del latte.
Ecco le raccomandazioni di OMS e FAO per la preparazione del biberon:
- Pulire le superfici su cui si preparerà il latte.
- Lavare le mani con acqua e sapone e poi asciugarle con un panno pulito o un foglio di carta assorbente usa e getta.
- Far bollire l’acqua (anche quella in bottiglia). Se si usa un bollitore elettrico aspettare sempre che si spenga da solo.
- Aggiungere il latte in polvere quando l’acqua è a 70° di temperatura; per far raffreddare, coprire il contenitore dopo l’ebollizione e attendere non più di 30 minuti.
- Mettere in un biberon sterilizzato la quantità di acqua necessaria per sciogliere la polvere.
- Aggiungere l’esatta quantità di latte in polvere indicata in etichetta: una quantità diversa (in più o in meno) da quella indicata può avere conseguenze sulla salute del neonato.
- Chiudere il biberon.
- Agitare bene il contenuto.
- Raffreddare rapidamente il latte mettendo il biberon in un recipiente con acqua molto fredda, avendo cura di non bagnare la tettarella sterilizzata.
- Controllare la temperatura facendo cadere qualche goccia di latte sul dorso della mano.
- Eliminare il contenuto se non è stato consumato entro 2 ore.
Ospedale San Raffaele, amico del bambino
L’iniziativa Baby Friendly Hospital sostenuta da Unicef - OMS, cui l’Ospedale San Raffaele aderisce, ribadisce l’importanza di fornire un’adeguata e imparziale informazione a tutte le future madri e alle loro famiglie, già durante la gravidanza, sull’allattamento e sull’alimentazione infantile in modo da garantire sempre loro una scelta consapevole, libera da pregiudizi e influenze pubblicitarie.
Le strutture che forniscono servizi nel percorso nascita hanno infatti una grande responsabilità: promuovere l’allattamento, con il dovere di rispettare le preferenze della madre e dei genitori, fornendo le informazioni necessarie per prendere una decisione consapevole sulla migliore opzione di alimentazione per loro e per il bambino, ed un sostegno adeguato ad aiutare le madri a nutrirlo.