Due giovani ricercatori premiati al convegno della Società Americana di Ematologia

PUBBLICATO IL 17 DICEMBRE 2019

Si tratta del più importante meeting mondiale in campo ematologico e onco-ematologico. “Orgogliosi dei nostri giovani e della ricerca scientifica d’eccellenza”

Durante la 61° edizione dell’ASH – il meeting annuale della American Society of Hematology, quest’anno a Orlando (USA) – sono stati premiati due giovani ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele: si tratta di Annamaria Aprile, che si è aggiudicata l'Ash Giuseppe Bigi Abstract Achievement Award, e Pier Edoardo Rovatti, che ha vinto l'Ash-Sie Abstract Achievement Award.

I due sono membri rispettivamente dei gruppi diretti da Giuliana Ferrari e Luca Vago, che insieme ad altri nomi del San Raffaele come Fabio Ciceri, Chiara Bonini e Matteo Bellone, erano a Orlando per raccontare la ricerca di frontiera in campo ematologico e onco-ematologico svolta nell’ospedale milanese.

“Siamo particolarmente orgogliosi dei nostri giovani”, afferma il professor Fabio Ciceri, primario dell’Unità Operativa di Ematologia e Trapianto di Midollo Osseo e Vice Direttore Scientifico per la Ricerca Clinica dell’Ospedale San Raffaele. “I premi non sono solo la dimostrazione dell’eccellenza della ricerca svolta nei nostri laboratori, ma testimoniano che stiamo crescendo una nuova generazione di medici e scienziati che faranno la differenza”.

Le recidive della Leucemia Mieloide Acuta

Rovatti – 25 anni, originario di Verona e appena laureatosi all’Università Vita-Salute San Raffaele in Medicina e Chirurgia – lavora nel laboratorio di Immunogenetica, genomica e immunobiologia delle leucemie diretto da Luca Vago.

La ricerca premiata riguarda un tipo particolare di recidiva della Leucemia Mieloide Acuta, in cui le cellule tumorali, a seguito del trapianto di midollo, si nascondono dai linfociti T attraverso la mutazione di alcune proteine presenti sulla loro membrana.

Insieme ai colleghi dell’unità diretta da Luca Vago, Rovatti sta testando, per ora sui topi, un anticorpo particolare in grado di rendere il tumore di nuovo visibile al sistema immunitario, vanificando così il trucco usato dalla malattia.

I meccanismi alla base della beta talassemia

Nata in provincia di Alessandria, anche Annamaria Aprile si è laureata all'Università Vita-Salute San Raffaele, in Biotecnologie Mediche, per poi fare un dottorato a Roma-Tor Vergata e rientrare in seguito all’IRCCS Ospedale San Raffaele, nell’unità diretta da Giuliana Ferrari presso l’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica.

Il lavoro di Aprile esce dal campo oncologico e riguarda una malattia genetica rara del sangue, la beta talassemia, molto diffusa nell’area mediterranea. Nella beta talassemia i globuli rossi sono incapaci – a causa di una mutazione genetica – di produrre emoglobina e di trasportare con efficienza l’ossigeno.

La ricerca di Aprile, nel modello murino della patologia, ha dimostrato per la prima volta che le cellule staminali del sangue – da cui derivano i globuli rossi – sono condizionate negativamente dall'ambiente circostante. Secondo i primi risultati ottenuti dal gruppo, modificare il microambiente del midollo osseo, in cui queste cellule vivono, potrebbe aprire la strada verso nuove strategie terapeutiche.

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