Macroglobulinemia di Waldenström
Che cos'è
La macroglobulinemia di Waldenström è una rara forma di tumore maligno caratterizzata dalla proliferazione incontrollata dei linfociti B, un particolare tipo di cellule del sistema immunitario che producono in gran quantità immunoglobuline di tipo IgM. L’età mediana alla diagnosi è 63-75 anni.
Sintomi
La macroglobulinemia di Waldenström è un disordine linfoproliferativo indolente con presentazione clinica eterogenea. Analogamente a quanto avviene negli altri disordini linfoproliferativi, possono essere presenti sintomi sistemici (calo ponderale inspiegato, febbricola, sudorazioni notturne). Il quadro clinico può essere caratterizzato da:
- citopenie periferiche e relativi disturbi (astenia da anemizzazione, sanguinamenti da piastrinopenia);
- linfoadenomegalie;
- splenomegalia (ingrossamento milza) per infiltrazione del midollo osseo e degli organi linfoidi secondari da parte delle cellule tumorali.
Altre manifestazioni cliniche possono essere determinate dalle caratteristiche fisico-chimiche delle immunoglobuline IgM configurando il quadro della cosiddetta sindrome da iperviscosità (cefalea, visione offuscata, confusione, sangue dal naso) e/o manifestazioni correlate alle crioglobuline IgM cioè anticorpi anomali circolanti che possono precipitare a temperature inferiori ai 37°C (fenomeno di Raynaud, ulcere alle estremità degli arti, danno renale).
Infine, le immunoglobuline IgM possono acquisire anche proprietà autoimmuni e causare disturbi quali:
- anemia emolitica;
- sindromi emorragiche (malattia di von Willebrand acquisito alla cui base possono esservi anche cause non esclusivamente autoimmuni);
- neuropatia periferica.
In rari casi, la malattia può essere caratterizzata da interessamento del sistema nervoso centrale (sindrome di Bing-Neel) con disturbi neurologici eterogenei. Infine, occasionalmente possono essere presenti disturbi legati al deposito di materiale proteinaceo amiloide che va a determinare danno renale, cardiaco, epatico.
Fattori di rischio
La macroglobulinemia di Waldenström è più comune nella popolazione anziana e caucasica e nel sesso maschile (incidenza pari a 3.4 per milione di persone per il sesso maschile vs 1.7 per milione nel sesso femminile). Vi è un aumentato rischio di sviluppare la malattia nei pazienti con storia familiare di macroglobulinemia o altri disordini linfoproliferativi e nei pazienti con patologie autoimmuni (sindrome di Sjogren, anemia emolitica autoimmune, etc.) o malattie infiammatorie croniche.
Diagnosi
Il percorso diagnostico della Macroglobulinemia di Waldenström comprende inizialmente esami del sangue, quali elettroforesi delle proteine sieriche ed immunofissazione sierica, in grado di evidenziare la presenza di una componente monoclonale IgM. Lo specialista ematologo, al fine di indagare eventuali segni o sintomi da ricondurre alla presenza della malattia, richiederà anche altri esami del sangue (quali emocromo, profilo biochimico, elettroliti), esame urine, indagini radiologiche (ecografia o TC) per valutare la presenza di linfonodi ingranditi, milza o fegato aumentati di dimensione, ed eventuali segni di iperviscosità (ad esempio, esame del fondo oculare).
La diagnosi viene comunque confermata tramite esame istologico della biopsia osteomidollare e con la ricerca su aspirato midollare della mutazione del gene MYD88, presente in più del 90% dei pazienti con diagnosi di macroglobulinemia di Waldenström.
Cure
Come per gli altri linfomi indolenti, il trattamento è indicato solo quando il carico di malattia è tale da poter determinare una compromissione della qualità di vita del paziente, altrimenti il paziente è candidato a solo follow up periodico.
In caso di sindrome da iperviscosità per arginare i disturbi è possibile sottoporre il paziente a sedute di plasmaferesi per rimuovere gli anticorpi IgM in eccesso in modo rapido. I due più comuni schemi di terapia utilizzati in prima linea sono combinazioni chemioimmunoterapiche comprendenti Rituximab (anticorpo monoclonale anti CD20) e farmaci chemioterapici quali ciclofosfamide-desametasone (R-CD) o bendamustina (RB).
Esistono poi schemi comprendenti inibitori del proteosoma (bortezomib). Recentemente è stato approvato anche in prima linea l’utilizzo di inibitori di BTK, che precedentemente erano riservati ai casi recidivati/refrattari.
Screening
Non esistono programmi di screening per questa patologia, in quanto non è dimostrato un beneficio clinico dalla diagnosi precoce.
Associazioni Pazienti
Salute allo Specchio
Salute allo Specchio è una Onlus nata nel 2013 da un’idea di specialisti dell’Ospedale San Raffaele. Si tratta di un progetto dedicato alle pazienti oncologiche che ha l’obiettivo di conciliare eccellenza medica e qualità della cura per favorire il recupero del benessere fisico e psicologico della persona, ritrovando energia, fiducia in se stesse e autostima.