A cosa serve la melatonina e quali sono i benefici
PUBBLICATO IL 05 FEBBRAIO 2024
La melatonina è un ormone che regola il nostro sonno e viene prodotto quasi esclusivamente dalla ghiandola pineale o epifisi, una struttura localizzata profondamente nel cervello. I livelli di melatonina nel sangue variano nelle 24 ore: in particolare, risultano bassi durante il giorno mentre iniziano a crescere circa 1-3 ore prima dell’orario abituale in cui ci si corica, rimangono alti per tutta la durata del sonno e si riducono circa un’ora prima dell’orario di risveglio.
Ha molteplici funzioni, tant’è che viene utilizzata, come detto, sia per regolarizzare il sonno sia per trattare altri disturbi come, ad esempio, l’insonnia.
La dottoressa Paola Proserpio, neurologa esperta in disturbi del sonno presso l’Unità Operativa di Neurologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro, spiega quali sono i meccanismi che regolano la funzionalità di questo ormone, quali sono gli effetti e come si utilizza.
La melatonina e il ritmo circadiano
“Come anticipato, la melatonina svolge diverse attività ma, per quanto riguarda il sonno - spiega la dr.ssa Proserpio -, rappresenta il principale ormone che regola il ritmo circadiano, ovvero quel meccanismo che permette la sincronizzazione tra:
- il ritmo luce/buio;
- il ritmo sonno/veglia.
In pratica, la riduzione della stimolazione luminosa nelle ore serali attiva, tramite particolari recettori presenti nella retina, la produzione di melatonina da parte della ghiandola pineale. Questa sostanza, tramite la riduzione dei livelli di temperatura interna, attiva a sua volta i meccanismi di induzione del sonno.
In base all’ora in cui la melatonina viene prodotta si distinguono 2 tipi, o cronotipi, di soggetti:
- i ‘gufi’, cioè persone dal cronotipo serotino, sono soggetti che tendono a essere molto attivi e performanti la sera, si coricano tardi, ma poi la mattina hanno difficoltà a svegliarsi presto;
- le ‘allodole’, ovvero cronotipo mattutino, sono quelle persone che la sera avvertono sonnolenza presto, ma poi riescono ad alzarsi presto il mattino e ad essere più produttive nelle prime ore della giornata”.
Quando può essere utile l'integrazione
Essendo la melatonina il principale ormone che regola il ritmo circadiano, la sua supplementazione può avere un’utilità:
- nell’indurre il sonno (soprattutto nell’anziano);
- nel regolare il ritmo sonno-veglia.
“Purtroppo, i livelli di melatonina endogena (cioè che viene prodotta internamente) si riducono drasticamente con l’età e ciò può essere uno dei fattori alla base della riduzione della qualità e della quantità di sonno nei soggetti adulto-anziani. Pertanto, l’utilizzo di melatonina a rilascio prolungato viene riconosciuto come un’opzione di trattamento dell’insonnia nei soggetti dopo i 55 anni - continua -.
Viceversa, dato che la melatonina regola anche l’orario in cui il soggetto si addormenta, il suo utilizzo appare indicato nei soggetti con disturbo del ritmo circadiano.
Per fare un esempio, nella realtà moderna spesso gli adolescenti tendono a posticipare sempre più l’orario di addormentamento facendo a volte fatica a svegliarsi a orari consoni per riuscire ad andare a scuola. Se questo problema si cronicizza e peggiora nel tempo, esso può interferire notevolmente con le performance diurne e con le capacità del soggetto di svegliarsi e stare sveglio e vigile a scuola (si parla in questo caso di ‘sindrome da posticipazione di fase’). In queste situazioni, l’utilizzo costante della melatonina alcune ore prima dell’addormentamento, insieme con le regole comportamentali, può essere uno strumento utile per risolvere la problematica.
Infine, recentemente l’utilizzo della melatonina è stato riconosciuto come uno dei trattamenti di prima scelta in bambini/adolescenti con disturbi del neurosviluppo (in particolare l’autismo) e disturbi del sonno”.
Come assumere la melatonina: indicazioni ed effetti collaterali
Esistono in commercio numerose formulazioni di melatonina, sia a pronto sia a lento rilascio, spesso in associazione con altre sostanze fitoterapiche. Come farmaco, è riconosciuta solo la melatonina a rilascio prolungato (2 mg) indicata nel trattamento dell’insonnia nei soggetti con età superiore ai 55 anni.
“Per il trattamento dei disturbi del ritmo circadiano - afferma la specialista - si suggeriscono invece formulazioni a pronto rilascio, anche con dosaggi più bassi (1 mg).
Purtroppo, le attuali linee guida ci dimostrano che non esistono ad oggi studi solidi a favore dell’efficacia dei fitoterapici (es. magnesio, triptofano, valeriana, camomilla) nel trattamento dell’insonnia. Vi sono però ridotte evidenze che suggeriscono l’utilità di queste sostanze in alcuni casi di insonnia, soprattutto considerando il fatto che risultano prive di controindicazioni ed effetti collaterali”.
L’unico effetto collaterale della melatonina consiste nell’eccessiva sedazione, sensazione che può essere presente soprattutto al mattino al risveglio e che tende a ridursi nel corso della giornata. Questo si verifica raramente in soggetti ipersensibili e, soprattutto, negli anziani.
Cautela va osservata anche nelle persone affette da malattie autoimmuni. Infine, considerando che non esistono studi di efficacia e sicurezza, il suo utilizzo è controindicato in gravidanza.
Altri utilizzi legati alla melatonina
“Sempre più studi dimostrano come la melatonina sia una sostanza con molteplici azioni di regolazione nei sistemi del nostro organismo - conclude Proserpio -. Ad esempio, le viene riconosciuta un’azione antinfiammatoria e antiossidante per cui il suo utilizzo è stato consigliato durante la pandemia da Covid19 per ridurre la suscettibilità o la gravità della patologia.
Inoltre, sempre mediante la sua azione antinfiammatoria e neuroprotettiva a livello del sistema nervoso centrale, sembra che tale ormone possa avere un’azione protettiva nei confronti di patologie neurodegenerative prevenendo, in particolare, la deposizione e l’accumulo di sostanze neurotossiche.
Altre evidenze, ancora da confermare con studi clinici su ampie popolazioni, suggeriscono un suo potenziale ruolo e utilizzo:
- nella modulazione del dolore;
- nel migliorare la fertilità;
- nella riduzione dell’evoluzione delle patologie oncologiche;
- nel migliorare l’andamento di patologie psichiatriche croniche”.