Come curare una mandibola a scatto

PUBBLICATO IL 03 APRILE 2024

Con l’espressione mandibola a scatto, o più scientificamente disturbo temporo-mandibolare (TMD), si intende appunto un disturbo che interessa la funzionalità delle articolazioni temporo-mandibolari (ATM) e che coinvolge legamenti, muscoli e tendini.

La manifestazione più tipica è proprio la presenza di un rumore, uno “schiocco”, che si verifica soprattutto nel compiere determinati movimenti di apertura e chiusura della bocca. Le cause possono essere di diverso tipo e, non sempre, sono così inquadrabili e trattabili in maniera definitiva.

Ce ne parla il dottor Roberto Broggi, medico odontoiatra presso l’Unità di Odontoiatria all’IRCCS Ospedale San Raffaele.

 

Cosa si intende e come si manifesta la mandibola a scatto

“La mandibola a scatto, come si evince dal nome - spiega il dr. Broggi -, si caratterizza per la presenza di un rumore (click), talvolta accompagnato anche da altri sintomi come:

  • impossibilità nell’aprire completamente la bocca (a volte si blocca);
  • difficoltà a mangiare;
  • dolore alle orecchie, ai denti o alla testa;
  • gonfiore della parte interessata.

Questo succede perché, durante il tragitto mandibolare, mentre apriamo o chiudiamo la bocca, l’osso dedicato (condilo mandibolare) subisce come un sobbalzo che avviene nel tentativo di superare un ostacolo. 

Il tragitto articolare non è solo circolare, ma procede anche avanzando, e il suo percorso viene agevolato da una specie di ‘tappetino fibro-connettivale’, detto disco articolare, con una funzione simile a quella del menisco del ginocchio. Se questo disco tende a cambiare forma o posizione, si viene a creare l’ostacolo sopra citato che dà origine al sintomo dello schiocco della mandibola”.

 

Cosa causa la mandibola a scatto

“Eccetto le cause traumatiche (es. cadute, incidenti, colpi improvvisi) che richiedono interventi di tipo fisioterapico e/o chirurgico per le lesioni subite - prosegue lo specialista -, si possono riscontrare altre 2 tipologie di cause legate all’insorgenza della mandibola a scatto: 

  • causa cronica/adattativa, cioè in cui la modifica della struttura discale è dovuta a un sovraccarico cronico, ovvero un’iperattività muscolare (es. digrignamento dei denti, masticazione frequente dei chewing gum), o una malocclusione che, comprimendo eccessivamente il disco, genera un’alterazione del tragitto articolare;
  • causa fisiologica del paziente, dovuta a fattori non modificabili tra cui età e sesso, come accade nella lassità legamentosa, presente prevalentemente nei soggetti femminili giovani, che determina un allentamento del disco articolare, provocando più facilmente incoordinazione tra le strutture (click articolare)”.

 

Come si diagnostica una mandibola a scatto

Talvolta, la diagnosi può essere tardiva in quanto il rumore non sempre presenta componenti dolorose. Nei casi in cui lo schiocco e il fastidio diventano persistenti, scatta il campanello d’allarme che porta il paziente a rivolgersi finalmente a uno specialista (odontoiatra, gnatologo e talvolta anche otorino, se coinvolge anche l’orecchio) che effettuerà una diagnosi clinica a partire da un’accurata anamnesi.

 

Come trattare la mandibola a scatto

“Come detto, essendo i rumori dei sintomi, occorre ricercare la causa che li origina per poterli classificare come più o meno gravi - afferma -. Un eccessivo rumore equivale a un ostacolo maggiore e a una possibilità di blocco articolare, con conseguente ridotta apertura della bocca. Quindi è corretto trattare la causa e, in automatico, anche il rumore. 

A seconda delle cause, come, ad esempio, un eccessivo sovraccarico funzionale da parafunzioni come digrignamento dei denti per stress, bruxismo, malocclusione, si procede di conseguenza con trattamenti specifici:

  • rimozione del sovraccarico tramite utilizzo del bite
  • riposizionamento di denti mancanti
  • supporto psicologico in caso di problematiche emotivamente stressanti. 

Associati a trattamenti specifici può essere aggiunta dell’autofisioterapia che, come per tutte le articolazioni corporee, dona una fluidità e un’ampiezza del movimento le più corrette possibili.

In ogni caso – conclude Broggi - se il rumore è di lieve entità e non è sintomo di problematiche specifiche, lo si lascia e lo si mantiene sotto controllo”.

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